Dalla presentazione pubblica di
“ELOGIO FUNEBRE PER UN SAPHIM”
L’Autore
Libri Ed., Biblioteca del Cormorano, Firenze 1994
Autrice:
Leda Maddalena
Quest’opera,
uscita nel ‘94 ma costata all’Autrice più di cinque anni di ricerche sul
campo, è una rivisitazione
storico-archeologica dell’antichissima civiltà dei Saphim, a tutt’oggi poco
conosciuta e pressoché trascurata dalla storiografia ufficiale. Il fiorire di
questa civiltà risale alla media età del bronzo (1500 a.C. circa) e riguarda
tutta la catena appenninica compresa fra le Marche, l’Abruzzo, il Molise, il
Lazio meridionale e la Campania. Le testimonianze che i loro popoli hanno
lasciato sono state più tardi assorbite dalla stessa civiltà romana, quando
Roma conquistò la penisola operando, più tardi, la distinzione degli antichi
popoli Saphim in Sabini, a Nord, e Sanniti, a Sud.
Tuttavia
l’esistenza di vestigia murarie e architettoniche assolutamente
inassimilabili alle tecniche successivamente adoperate dai conquistatori
romani, così come la sopravvivenza di antichi riferimenti mitologici nelle
odierne comunità sabine e sannite (come il mito di Angizia e le leggende sui
Pelasgi) e, ancora, la memoria di emblematiche figure del tempo come quella
del “Guerriero di Capestrano” (oggi assurta a simbolo delle primitive
popolazioni italiche e notissima in tutto il mondo), ripropongono da oltre
tre millenni il mistero e il fascino dell’antica civiltà scomparsa.
Oltre che con rigore
metodologico e con impegno d’intelletto, Leda Maddalena si è calata in questo
lavoro di ricostruzione con un profondo sentimento di rispetto per gli
antichi abitatori di quelle terre e con un’intima partecipazione alle loro vicissitudini
quotidiane e umane: il lettore potrà constatarlo dallo stesso stile della
scrittura che in più passi (specie quelli dell’ultimo capitolo che dà il
titolo all’intero libro) si fa particolarmente toccante e persuasiva.
Marina
Palmieri
(dalla
presentazione al Teatro Vespasiano di Rieti, 1995)
|