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■ Immagine - La copertina del volume 'EATING PLANET' >>> ■ Presentazione
a Milano >>> ■ Leggi: «Questi sono
i 3 grandi paradossi del mondo alimentare (..)» >>> >>>
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■ FONDAZIONE BARILLA CENTER FOR FOOD &
NUTRITION « La
Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (Fondazione BCFN) è un
centro di pensiero e di proposte nato nel 2009 con l’obiettivo di analizzare
i grandi temi legati all’alimentazione e alla nutrizione nel mondo. Fattori
economici, scientifici, sociali e ambientali vengono studiati nel loro
rapporto di causa-effetto con il cibo attraverso un approccio
multidisciplinare. Presidente
e Vice Presidente della Fondazione BCFN sono Guido e Paolo Barilla, mentre il
CdA è formato, tra gli altri, da Carlo Petrini, presidente di Slow Food e
Paolo De Castro, coordinatore della commissione agricoltura e sviluppo rurale
del parlamento europeo. Organismo garante dei lavori della Fondazione BCFN è
l’Advisory Board. Per
maggiori informazioni: www.barillacfn.com/ - www.protocollodimilano.it/ » |
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= “Eating Planet. Cibo e
sostenibilità: costruire il nostro futuro” = Fondazione BCFN -- Documento «BCFN: STIAMO
MANGIANDO IL NOSTRO PIANETA / DIETE SOSTENIBILI UNA CHIAVE PER IL BENESSERE
DELL’UOMO E DEL PIANETA» > BCFN: STIAMO MANGIANDO IL NOSTRO PIANETA DIETE SOSTENIBILI UNA CHIAVE PER IL BENESSERE
DELL’UOMO E DEL PIANETA Presentata oggi, a Milano, alla stampa e al pubblico
la seconda edizione di “Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro” a cura
della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition. Un volume per scoprire come, con una dieta
equilibrata, si possa allo stesso tempo ridurre l’impatto ambientale delle nostre scelte alimentari
quotidiane, prevenire l’insorgenza di patologie croniche e cardiovascolari e intraprendere uno stile
di vita sano e sostenibile. Milano 18/02/2016 – È cosa ormai nota che trasporti, riscaldamento degli
edifici e utilizzo di energia elettrica abbiano avuto un impatto
sull’ambiente determinando l’effetto del cambiamento climatico. Ma quello che
ancora non si sa, è che stiamo letteralmente divorando il pianeta in cui
viviamo. L’impatto maggiore sull’ambiente deriva da quello che mangiamo e
che mettiamo ogni giorno nel piatto. Se consideriamo solo le emissioni di gas
serra, infatti, è il cibo a dare il contributo maggiore al cambiamento
climatico, con il 31% del totale, superando il riscaldamento (23,6%)
e i trasporti (18,5%)1. Particolarmente rilevante è il consumo di carne,
responsabile del 12% delle emissioni totali, mentre i prodotti
lattiero-caseari contribuiscono per il 5%. Inoltre, dal 1990 a oggi, le
emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura sono aumentate del 20% e
raddoppiate dal 1960. Le nostre scelte alimentari hanno, dunque, un ruolo
fondamentale nella salvaguardia del nostro pianeta. Ecco, allora, che l’adozione
della doppia piramide alimentare e ambientale – un modello che promuove
la Dieta Mediterranea e ne dimostra i benefici per la salute dell’uomo e
dell’ambiente – diventa uno dei primi passi da compiere in cammino per la
salvaguardia del pianeta e della salute. 1 BCFN, Eating Planet,
dati relativi alle emissioni di gas serra delle famiglie europee, p. 115-116.
Cfr, Tukker A., B. Jansen, Enviromental Impacts of Products. Infatti, se da un lato l’ultimo rapporto Istat parla
di un’Italia che, anche grazie alla Dieta Mediterranea, vanta gli abitanti
più longevi e magri d’Europa, il nostro Paese rischia di veder cambiare la
situazione a causa di un progressivo distacco da questo modello alimentare,
soprattutto da parte delle generazioni più giovani. Oggi, infatti, quasi 2
adolescenti su 10 hanno un peso in eccesso, con uno dei tassi più alti in
Europa di bambini in sovrappeso e obesi, mentre i giovani e gli adulti che
fanno sport sono sempre meno (solo 3 su 10). Se uniamo questi due elementi
(vita sedentaria e abitudini alimentari mutate, con una predilezione per un
regime dietetico ricco di proteine animali e grassi) e li proiettiamo in un
quadro futuro, appaiono inevitabili possibili ricadute anche sul tasso di
incidenza di malattie con conseguenze come diabete (con un
nuovo caso ogni 5 secondi), patologie cardiache (che rimangono la prima
causa di morte al mondo con 20 milioni di decessi nel 2015) e patologie
croniche (che determinano il 60% dei decessi a livello globale). È la fotografia scattata dal Barilla Center for
Food & Nutrition (Fondazione BCFN - centro di pensiero e di proposte
nato con l’obiettivo di analizzare i grandi temi legati all’alimentazione e
alla nutrizione nel mondo) che ha lanciato oggi, alla presenza tra gli altri
del presidente Guido Barilla, la seconda edizione di “Eating Planet.
Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro”. Un libro per
raccogliere e raccontare riflessioni, sfide e proposte concrete per
raggiungere un sistema sostenibile per la salute dell’uomo e del pianeta. Un
percorso lungo, che passa dall’Expo appena concluso agli ambiziosi obiettivi
fissati nella Conferenza di Parigi, COP21, per affrontare i 3 grandi
paradossi dell’attuale sistema agroalimentare. “A quattro anni dalla prima edizione abbiamo voluto
aggiornare Eating Planet per raccogliere i contributi scientifici più rilevanti,
raccontare come sta avanzando il percorso intrapreso dal BCFN e proporre
soluzioni concrete ai grandi temi legati a cibo e nutrizione” dichiara Guido Barilla, Presidente della
Fondazione BCFN. “Le previsioni future, evidenziate anche dagli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, sono molto sfidanti –
prosegue Guido Barilla - e la strada da fare è ancora lunga. Molte
persone pensano che il nostro impatto ambientale dipenda in primis da fattori
come le macchine che guidiamo o da come riscaldiamo le nostre case. In realtà, la cosa più
importante – il modo in cui ciascuno di noi ha l’impatto più forte
sull’ambiente- è quello che mangiamo! In questo senso l’adozione di una dieta
sostenibile può diventare un vero e proprio volano di cambiamento per
salvaguardare la nostra salute e il pianeta in cui viviamo. Il BCFN
continuerà ad offrire letture e analisi proponendo non solo prospettive nuove
e scientificamente valide, ma anche soluzioni concrete per la sostenibilità
del sistema agroalimentare e per una distribuzione del cibo più equa, sana e
sostenibile”. Eating Planet, nella sua prima edizione, muoveva la sua analisi e
le sue proposte partendo proprio dai 3 grandi paradossi del sistema
alimentare: in primo luogo, per ogni persona denutrita al mondo due sono
in sovrappeso; il 40% dei raccolti di cereali è impiegato per la
produzione di mangimi e biocarburanti nonostante il dilagare della fame; a
livello globale sprechiamo un terzo della produzione totale di alimenti, che
equivale a 4 volte la quantità necessario a dare da mangiare ai 795 milioni
di persone denutrite al mondo. Cosa si può fare per risolvere questa
situazione? Che tipo di contributo possiamo offrire tutti noi per andare
nella direzione di un’alimentazione che sia sana e allo stesso tempo
sostenibile? Eating Planet, attraverso quattro pilastri di analisi,
offre una lettura del cibo come elemento trasversale nella vita, dall’economia
alla salute, dalla sostenibilità alle tradizioni e propone un modello
alternativo mettendo in relazione costante il benessere dell’uomo e del
pianeta. BCFN INDEX DEL “BENESSERE SOSTENIBILE”: ITALIA MALE PER SCELTE ALIMENTARI E
IMPATTO SULLO STILE DI VITA Nonostante diversi indicatori positivi (come nel
caso longevità della popolazione,) l’Italian life style sembra
registrare una battuta d’arresto. Il 18,3% degli Italiani tra gli 11 e i
15 anni – quasi 2 su 10 - è in sovrappeso contro l’8,7% dei
Giapponesi e, mentre il 72% della popolazione svedese svolge regolare
attività fisica, in Italia si verifica solo per il 29% della popolazione,
con un effetto di incidenza sullo sviluppo di patologie che ha
ripercussioni sull’aspettativa di vita e sul costo della società per
fronteggiarle. Al fine di fotografare al meglio la situazione, i
ricercatori della Fondazione BCFN hanno messo a punto due Index, presentati
all’interno di Eating Planet, che analizzano e misurano, accanto al
Pil (che quantifica solo il benessere economico, senza calcolare le
disuguaglianze sociali o lo stato dell’ambiente), anche gli aspetti legati
all’alimentazione e ai loro impatti sulla qualità della vita. Alimentazione
e nutrizione incidono, infatti, in modo diretto e indiretto sulla
condizione di benessere delle persone. Le scelte alimentari producono
degli effetti sia sulla salute di adulti e bambini (come causa diretta
o fonte dell’insorgere di patologie o con effetto protettivo di alcune
malattie) che sull’ambiente, essendo responsabili del consumo e dello
sfruttamento di risorse naturali, ma impattano anche sulla sfera della
vita sociale, come la convivialità e il tempo dedicato per la
preparazione e il consumo delle pietanze. Secondo questi speciali indicatori,
l’Italia si pone al terzultimo posto in termini di “benessere
attuale”, sopra a Spagna e Grecia, ma dietro a nazioni come Danimarca,
Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Svezia e Usa. Una situazione che
peggiora se guardiamo “all’indice di sostenibilità del benessere
delle generazioni future”, dove siamo al penultimo posto prima della
Grecia. Un quadro che impone necessariamente delle riflessioni (sul concetto
di benessere, che non può essere ridotto soltanto alle sue caratteristiche
economiche) e delle azioni che vadano ad incidere sui processi decisionali di
natura pubblica, concorrendo così a definire le condizioni sociali,
politiche, economiche e ambientali in cui le persone vivono. DISPONIBILITÀ DI CIBO, POPOLAZIONE MONDIALE IN CRESCITA E
IMPATTO AMBIENTALE DA CONTENERE: LA SFIDA COMINCIA A TAVOLA Ma il tema dell’alimentazione non può prescindere da
quello della sostenibilità. In quest’ottica, il primo problema da
affrontare è quello della tutela del “suolo”. Secondo la FAO (Food and
Agriculture Organization), il 25% dei suoli del pianeta è gravemente
danneggiato e solo il 10% mostra qualche cenno di miglioramento. Solo negli ultimi 40 è
diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili. Eppure, soluzioni
semplici come aumentare la varietà delle colture, invece di concentrarsi solo
su soia e mais, contribuirebbe a ripristinare i nutrienti nei terreni e
aiutare gli agricoltori di aziende grandi e piccole a ottenere più resa per
ettaro. C’è poi da considerare che, tra meno di 10 anni, nel 2025, 3
milioni di persone non avranno acqua potabile eppure, oggi, il 70% di acqua
dolce viene destinata alla produzione agricola e a quella di cibo.
Attività, quest’ultima, che impatta per il 23% delle emissioni di gas serra
totali. Sono tutte problematiche che appaiono più allarmanti
se – come evidenziato in Eating Planet – si
tiene conto delle ricadute sul fronte nutrizionale globale: nel 2050
la popolazione mondiale raggiungerà circa 9 miliardi e mezzo di persone e
questo richiederà un aumento della produzione agricola del 70%, cosa fare per
rispondere a questa esigenza? Le due questioni insomma, quella nutrizionale
ma anche quella della sostenibilità, non possono trovare una risposta senza
considerare che le nostre scelte alimentari hanno una precisa ricaduta
sull’ambiente (oltre che sulla salute). Ecco allora tornare il tema dei
modelli alimentari da seguire. Limitando il consumo di proteine animali a
sole due volte alla settimana (rispetto ad un consumo giornaliero) e
facendo spazio a cereali e legumi, si possono risparmiare fino a 2.300 g
di CO2 al giorno. Si parla di una riduzione di emissioni di CO2 all’anno per persona di 750 kg … come percorrere
5.600 km con un’auto di media cilindrata, pari a un viaggio a/r da Milano a
Mosca. Per questo, con la nuova edizione di questo libro,
BCFN ha studiato e proposto l’adozione del modello della doppia piramide
alimentare – che mette in relazione gli aspetti nutrizionali degli
alimenti e gli impatti ambientali da essi generati nelle fasi di
produzione e consumo – e che, in Eating Planet, presenta una versione
aggiornata che tiene conto sia delle esigenze nutrizionali di bambini e
adolescenti e che delle abitudini degli stranieri che vivono in Italia. MALATTIE CRONICHE E CARDIOVASCOLARI, NUOVE “EPIDEMIE” DEI NOSTRI TEMPI: LA PREVENZIONE INIZIA A TAVOLA Un’alimentazione scorretta ha ripercussioni sul
piano della salute. Nonostante le migliorate condizioni di vita abbiano
permesso alla popolazione mondiale di assistere ad un allungamento della
longevità, questa mutata situazione non ha non è andato necessariamente di
pari passo con un allungamento del periodo di buona salute nell’arco della
vita. Un terzo della popolazione degli Stati Uniti si stima sia affetto da
malattie croniche o incurabili … le sole malattie croniche sono
responsabili della maggior parte dei decessi nel mondo e provocano, ogni
anno, circa 35 milioni di morti (60% dei decessi a livello globale e
80% di quelli che si verificano nei paesi a basso e medio reddito). Eppure,
centinaia di studi hanno dimostrato che la restrizione calorica previene o
rallenta l’insorgenza della maggior parte delle malattie croniche associate
all’invecchiamento e allunga la durata della vita media massima fino al 50%. Proseguendo nell’analisi del libro, laddove si parla
di obesità ed epidemie di sindrome metabolica, si scopre come queste
ultime abbiano favorito un drammatico aumento nell’incidenza del diabete, di
cui ora soffrono 392 milioni di persone nel mondo, con più di 7
milioni di nuovi casi ogni anno, ossia uno ogni 5 secondi. E ancora, non sono da meno neppure le patologie
cardiache. I decessi riconducibili a questa causa, nel 2015, sono
stati 20 milioni circa confermandosi la prima causa di morte al
mondo. Solo nel continente europeo, le patologie cardiovascolari sono
responsabili di più di 4 milioni di morti ogni anno, con un impatto economico
(che calcola la spesa per i servizi ospedalieri, farmaci, assistenza
domiciliare, giorni di lavoro persi, ecc..), nel 2009, di 196 miliardi di
euro, più di 200 euro pro capite l’anno. In questa direzione, il BCFN ribadisce in Eating
Planet il forte nesso diretto che lega stili di vita – in cui
l’alimentazione gioca un ruolo chiave – e la salute, promuovendo un
modello in cui la scelta dei cibi costituisce una delle componenti principali
nella definizione di uno stile di vita salutare. ALLA RI-SCOPERTA DELLA DIETA MEDITERRANEA “QUASI” PERDUTA I desideri alimentari degli Italiani cambiano e anche le nuove generazioni sembrano abbandonare
la dieta mediterranea per nuove tendenze alimentari caratterizzate da
cibi con un elevato contenuto di grassi. E proprio il cambio di alimentazione,
associato ad una riduzione dell’attività fisica, sono uno dei principali
responsabili dell’impennata dei livelli di obesità. L’Italia, ad esempio,
è uno dei primi Paesi in Europa per obesità infantile. E la situazione
non migliora nella popolazione adulta e anziana. Inoltre, nel nostro Paese si fa sempre più largo la
tendenza ad abbandonare la dieta mediterranea tradizionale in favore di altri modelli alimentari. Ogni
giorno in Italia vengono consumati circa 105 milioni di pasti, di cui il 24%
fuori casa, con una prevalenza dei pranzi (53%) sulle cene (47%). E l’accelerare
dello stile di vita si riflette sui pasti: i pranzi vengono consumati “di
corsa” in meno di dieci minuti per il 9% degli intervistati e il 14%
addirittura lo consuma in piedi. Il risultato è che il tempo dedicato
all’alimentazione risulta compresso e subordinato agli altri impegni
quotidiani. Anche fuori dai confini nazionali la situazione non differisce
poi tanto. Nonostante cittadini europei dichiarino di
adottare una dieta alimentare sana, le persone che hanno difficoltà ad
alimentarsi in una maniera sana sono in una percentuale consistente in
Paesi come Ungheria (54%), Slovacchia (%2%) e Polonia (49%). Tra gli ostacoli
all’adozione di una dieta sana, i cittadini europei hanno evidenziato:
l’eccessivo tempo da dedicare alla scelta e alla preparazione dei pasti
(31%), il mancato controllo sugli alimenti consumati perché preparati da
altri (27%), la considerazione che sano sia anche meno appetibile (23%). In Eating Planet il BCFN affronta il rapporto
con il cibo per rendere meno scontato e più intenso il tempo del mangiare
valorizzando la convivialità e orientando gli stili di vita verso una
modalità di consumo più sostenibile per la salute e l’ambiente. I
CONTRIBUTORS DI EATING PLANET Sono intervenuti e hanno dato il loro contributo per
la realizzazione di Eating Planet i più importanti nomi del panorama
scientifico, ambientale e alimentare italiano e internazionale. BCFN ringrazia Tony Allan, Gianfranco Bologna,
Barbara Buchner, Paolo De Castro, Sara Farnetti, Ellen Gustafson, Michel
Heasman, Hans R. Herren, Alexandre Kalache, Aviva Must, Marion Nestle,
Danielle Nierenberg, Jamie Oliver, Shimon Peres, Carlo Petrini, Gabriele
Riccardi, Camillo Ricordi, Paul Roberts, Vandana Shiva, Pavan Sukhdev,
Ricardo Uauy, Riccardo Valentini. Nel corso dell’anno, Eating Planet sarà presentato a New York, Napoli,
Roma e presso i principali appuntamenti nazionali dedicati a cultura,
scienza, letteratura e sviluppo sostenibile. |
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= “Eating Planet. Cibo e
sostenibilità: costruire il nostro futuro” = Fondazione BCFN -- Documento «BCFN, LA PAROLA
AGLI ESPERTI» > [ Versione testo ] BCFN, LA PAROLA AGLI ESPERTI “Eating Planet. Cibo e sostenibilità:
costruire il nostro futuro” a cura della Fondazione BCFN è un volume realizzato grazie al prezioso
contributo di esperti di fama internazionale, tra cui i membri dell’Advisory Board e alcuni dei giovani
ricercatori BCFN. Scopriamo chi sono e le loro proposte per la
sostenibilità del sistema alimentare. È
direttrice della Climate Policy Initiative Europe e responsabile delle sedi
CPI di Venezia e Berlino. È membro dell’Advisory Board del Barilla Center for
Food & Nutrition (BCFN). “Sfamare
una popolazione in costante crescita che supererà gli 8 miliardi di persone
entro il 2030, significa accrescere la produttività agricola del 2%, ma
abbiamo il dovere, allo stesso tempo, di proteggere gli ecosistemi. Lo
storico Accordo di Parigi raggiunto a COP21 nel dicembre 2015 è segno che
l’aspetto finanziario è essenziale per fare ciò. Il capitale necessario per
supportare un’agricoltura sostenibile e tutto il settore alimentare è già nel
sistema: miliardi di dollari di sussidi pubblici attualmente supportano
tradizionali pratiche di uso del suolo da parte di investitori privati. Ma i
governi si stanno muovendo dalla diplomazia all’implementazione, per cui il
capitale verrà spostato da attività tradizionali ad altre più sostenibili,
trasformando il settore agroalimentare in un’opportunità per un’economia a
basso contenuto di carbonio e resiliente sotto il profilo climatico.” È
membro dell’Advisory Board BCFN. Esperta nel campo dell’agricoltura
sostenibile e delle questioni alimentari, si è occupata di genere e
popolazione, diffusione degli allevamenti intensivi nei paesi in via di
sviluppo e innovazioni nell’agricoltura sostenibile. - “Un’agricoltura
sostenibile non è solo un’opzione ma una necessità per combattere fame,
povertà e sprechi di cibo… Il rispetto della diversità sia biologica che
culturale, oltre che la riscoperta di pratiche tradizionali, può aiutarci a
ritrovare le modalità con cui le popolazioni indigene coltivavano raccolti
resistenti a pesti, malattie, siccità, allagamenti e altre calamità – che
aumenteranno di sicuro con il cambiamento climatico. In molti paesi, sono gli
agricoltori giovani e le donne a guidare questa tendenza e hanno bisogno di
maggiore supporto per migliorare le fonti di nutrimento, accrescere i raccolti
e i guadagni per sfamare sia le persone che il pianeta.” Ricercatrice
BCFN “Metà
della popolazione mondiale vive in aree urbane. Di fronte alle grandi sfide
che riguardano il sistema alimentare globale, le città assumono un ruolo
fondamentale come facilitatrici e promotrici attive di strategie e di
politiche volte ad attuare una transizione verso sistemi alimentari più
sostenibili. Oggi si parla di “food smart cities”, infatti, già molte città
come New York, Londra, Parigi e Milano, hanno sviluppato delle Food Policy
per rendere la città più sostenibile partendo dal cibo, e che si intreccia
con tutti gli altri ambiti di azione di un comune.” È
membro dell’Advisory Board di BCFN, è stato insignito del premio Nobel della
Pace 2007 per le sue attività all’interno dell’Intergovernmental Panel on
Climate Change (IPCC). Dal 2000 è professore ordinario presso l’Università
degli Studi della Tuscia. Le sue ricerche sul ruolo dei sistemi
agro-forestali nei cambiamenti climatici sono state più volte pubblicate su
Science e Nature. “Il
problema del riscaldamento globale non dipende soltanto dalle scelte
energetiche e dal futuro dell'uso dei combustibili fossili. La sfida riguarda
anche le nostre scelte di vita e le nostre abitudini alimentari.
L'agricoltura è il terzo settore per importanza per le emissioni di gas serra
e quindi è necessario considerare questo settore nelle politiche di contrasto
al riscaldamento globale. La sfida è quella di produrre cibo e sfamare i
prossimi 2 miliardi di cittadini del pianeta terra entro il 2050 senza
alterare l'equilibrio climatico. Una sfida non facile ma possibile. È
professore di endocrinologia e malattie del metabolismo presso l’Università
degli Studi di Napoli Federico II, dove dal 2008 è anche presidente del corso
di laurea in nutrizione umana. Membro dell’Advisory Board, Barilla Center for
Food & Nutrition, nel corso della sua carriera ha collaborato con
prestigiosi gruppi di ricerca europei e americani e ha fatto parte della
redazione di numerose riviste scientifiche. I risultati delle sue ricerche
sono stati pubblicati sulle principali riviste scientifiche internazionali di
nutrizione e di diabetologia e metabolismo. “L’epidemia
di obesità è sotto i nostri occhi: in tutti i paesi dell’OCSE circa la metà
della popolazione è in sovrappeso mentre nei paesi in via di sviluppo si
assiste alla paradossale coesistenza di malnutrizione e obesità. La
responsabilità di questo fenomeno non può essere attribuita ai singoli individui,
ma va ricercata nella società nel suo complesso. L’aumento simultaneo dei
casi di obesità a tutte le latitudini è stato innescato dalla coesistenza di
due fenomeni: la riduzione drastica dell’esercizio fisico legato alle
attività lavorative e ai sistemi di trasporto e i cambiamenti nel sistema
globale di produzione e distribuzione degli alimenti che hanno reso
disponibile per la gran parte della popolazione mondiale cibo a basso costo e
in gran quantità. Il progresso comporta non solo benefici, ma anche nuovi
problemi; l’accresciuta produzione di cibo a livello mondiale esige che esso
sia utilizzato determinando una spinta verso il consumismo alimentare. E’ per
questo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come
“obesogeno” l’ambiente in cui viviamo e considera l’obesità come una risposta
normale alla continua spinta verso il cibo a cui siamo sottoposti. A questo
si aggiunge la sedentarietà e la diffusione delle attività ricreative e
sociali “da consolle” tipiche della società moderna. Per contrastare questi
fenomeni non basta la buona volontà del singolo ma occorre promuovere una
solida e duratura alleanza tra le istituzioni, i cittadini e i produttori di
cibo per correggere non solo i comportamenti sbagliati ma anche le loro cause
più generali.” È cofondatrice di Food Tank: the Food Think Tank e
membro dell’Advisory Board, BCFN. Ha
fondato e dirige 30 Project, un nuovo modo di collegare i temi della fame nel
mondo e dell’obesità con il cambiamento a lungo termine del sistema
alimentare. Co-fondatrice del FEED Project, LLC, una società non profit che
crea buoni prodotti che aiutano a nutrire (FEED) il mondo e co-fondatrice ed
ex direttore esecutivo di FEED Foundation, partner no-profit di FEED. Sotto
la sua leadership, FEED ha fornito oltre 65 milioni di pasti scolastici ai
bambini di tutto il mondo. “Con
Eating Planet, il BCFN sta cercando di educare il mondo a creare un sistema
alimentare più sostenibile sia per gli uomini che per il pianeta,
trasformando i lettori in consumatori più intelligenti. Mangiamo almeno 3
volte al giorno e le scelte che facciamo comunicano alle aziende ciò che
vogliamo mangiare. Se abbiamo a cuore la sostenibilità del nostro pianeta,
scegliamo cibi che sono migliori anche per l’ambiente aiutandoci con
strumenti come la doppia piramide di BCFN, in modo da spingere anche le
aziende al cambiamento. È
professore di medicina, chirurgia, ingegneria biomedica, microbiologia e
immunologia all’Università di Miami; membro dell’Advisory Board, BCFN.
Riconosciuto come uno dei migliori scienziati a livello mondiale nel campo
dei trapianti cellulari, è membro degli organismi più importanti a livello
mondiale nel suo ambito di attività. “La
diffusione preoccupante di obesità e diabete rappresentano ormai un’epidemia
globale che non risparmia alcun continente, affiancando altre patologie
croniche degenerative in espansione, come le malattie neurodegenerative e
cardiovascolari. Un terreno comune predisponente a queste patologie risiede
nella progressiva evoluzione negli ultimi decenni di cattive abitudini
alimentari, legate in parte a una diminuzione di omega 3, polifenoli e altri
antiossidanti, in presenza di un progressivo aumento delle porzioni consumate
e di prodotti alimentari sempre più lavorati industrialmente. A questi si
aggiungono componenti negative legate a stili di vita sempre più sedentari,
all’interno di un ecosistema e caratteristiche ambientali sempre meno
sostenibili. Gli obiettivi e il lavoro trans-disciplinare del BCFN sono per me
di fondamentale importanza per identificare le grandi sfide che dovremo
affrontare in questo secolo. Nello specifico del nostro lavoro per combattere
il diabete, malattia con una grande componente infiammatoria, gli obiettivi
sono allineati a quelli per la prevenzione di molte altre patologie croniche.
Infatti, diete anti-infiammatorie come la dieta mediterranea, combinate a una
maggior attenzione allo stile di vita, nel rispetto dell’ambiente e delle
risorse del nostro pianeta, avranno un impatto significativo per la
prevenzione di tali patologie.” |
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= “Eating Planet. Cibo e
sostenibilità: costruire il nostro futuro” = Fondazione BCFN -- Documento «BCFN, LA PAROLA
AGLI ESPERTI» > [ Versione grafica ] ‖ ‖ |
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Rif.: ‘EATING
PLANET. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro’ // Fondazione
Barilla Center for Food & Nutrition -
BCFN ▲ |
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«BCFN: STIAMO MANGIANDO IL NOSTRO
PIANETA / DIETE SOSTENIBILI UNA CHIAVE PER IL BENESSERE DELL’UOMO E DEL
PIANETA» = FOCUS ▲ |
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«BCFN, LA PAROLA AGLI ESPERTI» -
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