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ALIMENTAZIONE VEGETARIANA: un valido mezzo di
prevenzione di molte malattie
degenerative.
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SALUTE / DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
____DALL’ARCHIVIO DI COMUNICARECOME____
UN VALIDO MEZZO DI PREVENZIONE DI MOLTE MALATTIE DEGENERATIVE.
La
conferma viene da numerosi studi scientifici internazionali. Esperti di primo
piano spiegano come, con quali vantaggi e con quali accorgimenti è possibile
seguire una dieta vegetariana ottimale per la salute. |
In questo spazio affronteremo l'argomento dell'alimentazione
vegetariana. Una scelta, quella del vegetarismo o vegetarianesimo, che può essere
adottata per vari e diversi motivi, quali soprattutto: motivi di tipo etico,
che implicano il rifiuto a cibarsi di alimenti che richiedono sofferenza e
uccisione di animali, motivi di tipo
eco-ambientale, come pure (e sempre più frequentemente negli ultimi anni)
motivi puramente salutistici. Nella grande maggioranza dei casi, tuttavia,
questi principali ordini di motivi coesistono nella scelta di un'alimentazione
vegetariana, un tipo di alimentazione che peraltro, come comprovati e sempre
più numerosi studi e ricerche nutrizionali confermano, risulta essere un valido
mezzo di prevenzione di molte malattie degenerative.
Quali che siano, in ogni caso, i motivi e i convincimenti all'origine di
tale 'opzione' alimentare, abbiamo deciso in queste pagine di cominciare ad
esaminare (coerentemente, del resto, con l'impostazione di una rivista come
"Bollettino Cardiologico", sempre attenta al rigore delle ragioni
scientifiche) gli aspetti prettamente scientifico-nutrizionali che depongono a
favore dell'alimentazione vegetariana.
A) Vegetariani e vegetaliani (o vegani)
È con questa lieve variante terminologica che s'impone una preliminare distinzione. Comunemente, e in modo approssimativo, si usa definire "vegetariani" coloro che escludono dalla propria alimentazione quotidiana il consumo di carne e pesce. In realtà, all'interno della popolazione dei vegetariani (che complessivamente, in Italia, sono oggi circa due milioni e mezzo) si possono individuare due principali modelli alimentari: quello vegetariano propriamente detto e quello vegetaliano (meglio noto con l'abbreviazione di vegano o vegan).
Entrambi i modelli di alimentazione sono accomunati dal fatto che escludono il consumo di carne e di pesce, con la differenza sostanziale che:
·
l'alimentazione vegetariana in genere ammette alimenti di
origine animale indiretta e quindi il consumo di latte, latticini e uova
(latto-ovo-vegetarismo), oppure il consumo di uova ma non di latte e latticini
(ovo-vegetarismo) o, ancora, il consumo di latte e latticini ma non di uova
(latto-vegetarismo);
·
l'alimentazione vegetaliana o vegana esclude qualsiasi
prodotto di origine animale e ammette esclusivamente alimenti vegetali (anche
marini).
B) Vegetarismo per una maggiore protezione da malattie degenerative.
Alimentazione carnea vs. alimentazione vegetariana: un
bilancio dei principali svantaggi e vantaggi per la salute.
I dati epidemiologici ottenuti da una moltitudine di studi scientifici dimostrano che i vegetariani (1-16) e i vegani (8-14) godono complessivamente di salute migliore rispetto agli onnivori e che, in particolare, beneficiano di un alto livello di protezione da malattie anche degenerative. Gli studi scientifici internazionali basati, precisamente, su raffronti fra popolazioni di carnivori (ovvero 'onnivori') e popolazioni di vegetariani/vegani in relazione al rischio di sviluppo di malattie degenerative, quali soprattutto tumore, ipertensione, arteriosclerosi, infarto, ictus, diabete, obesità, calcoli, sottolineano che tale rischio risulta notevolmente ridotto nei vegetariani e nei vegani (1-16).
Per una disamina del tema trattato abbiamo contattato un esperto di primo piano sull'argomento: il dr. Giuseppe Fariselli, medico chirurgo, specializzato in oncologia, dirigente medico dell'Istituto Nazionale dei Tumori, membro del comitato medico-scientifico dell'AVI - Associazione Vegetariana Italiana - e Presidente della stessa AVI. Per gentile concessione dello stesso dr. Fariselli riportiamo qui di seguito, in estratto, uno specchietto illustrativo degli argomenti di tipo medico (17) riferiti, rispettivamente, all'alimentazione carnea e all'alimentazione vegetariana.
Alimentazione
carnea: -
la carne è tossica perché produce ptomaine e urati;
insieme agli zuccheri raffinati acidifica l'organismo determinando lo sviluppo
di candidosi e osteoporosi; -
la carne è l'ambiente ideale per la coltura della
maggior parte dei germi; -
essendo troppo ricca di grassi, la carne favorisce
lo sviluppo di tutte le malattie degenerative come quelle cardiovascolari e
il cancro; -
essendo troppo ricca di proteine, la carne può
essere causa di insufficienza renale; -
l'alimentazione ricca di albumine e grassi
favorisce la proliferazione dei batteri della putrefazione con
malassorbimento delle vitamine e produzione di sostanze cancerogene come il
ciclopentantrene; -
le feci e le urine delle persone che mangiano la
carne contengono sostanze mutagene, capaci cioè di modificare in modo
permanente il patrimonio genetico delle cellule, sostanze che scompaiono
passando all'alimentazione vegetariana per ricomparire con la ripresa di una
dieta mista. Alimentazione
vegetariana: -
aumenta la resistenza fisica grazie a una notevole
presenza di amidi, nei cereali, nei legumi secchi, nella manioca e nelle
patate, che vengono depositati come riserva energetica sotto forma di
glicogeno nel fegato e nei muscoli; -
evita la stitichezza grazie all'elevata presenza di
fibre che regolarizzano il transito intestinale; -
riduce i rischi di malattie cardiocircolatorie e
cancro grazie a una percentuale di lipidi meno elevata e più equilibrata;
riduce il rischio di altre malattie degenerative fra le più comuni della
nostra società, come: artrite, artrosi, diabete, obesità, osteoporosi. -
spostando l'equilibrio acido-base dell'organismo
verso l'alcalinità può prevenire il riacutizzarsi delle patologie
cronico-degenerative. |
(1)
McMichael AJ., Vegetarians and longevity: imagining a wider reference
population. Epidemiology v.3 (5) p.389-391, 1992.
(2)
Chang-Claude J. et al, Mortality pattern of German vegetarians after 11 years
of follow-up. Epidemiology vol.3 (5) p.395-401, 1992.
(3)
Thorogood M. et al., Risk of death from cancer and ischaemic heart disease in
meat and non-meat eaters. British Medical Journal v.308 p.1667-1670, 1994.
(4)
Kahn H.A. et al., Association between reported diet and all-cause mortality: 21
year follow-up on 27,350 adult Seventh-Day Adventists. American Journal of
Epidemiology vol.119 (5) p.775-787, 1984.
(5)
Messina VK, Burke KI, Position of the American Dietetic Association: Vegetarian
Diets. J Am Diet Assoc 1997;97:1317-1321.
(6)
Barnard N.D., Nicholson A., Howard J.L., The Medical Costs Attributable to Meat
Consumption. Preventive Medicine; Vol 24,
1995, P646-55.
(7)
ML Burr, BK Butland, American Journal of Clinical Nutrition, Vol 48, 830-832
(1988), Heart disease in British vegetarians.
(8)
Ellis, FR. & Montegriffo, V.M.E. (1970). Veganism, clinical findings and
investigations. Am. J. Clin. Nutr. 23:249-255.
(9)
Ellis, FR. & Montegriffo, V.M.E. (1971). The health of vegans. Plant
Fds. Hum. Nutr.
2:93-103.
(10)
Ellis, FR., West, E.D. & Sanders, T.A.B. (1976). The health of vegans compared
with omnivores: assessment by health questionnaire. Plant Fds. Man. 2:43-52.
(11)
Sanders, T.A.B. (1978). The health and nutritional status of vegans. Plant Fds.
Man. 2:181-193.
(12)
Sanders, T.A.B. (1983). Vegetarianism: dietetic and medical aspects. J. Plant
Foods. 5:3-14.
(13)
Lockie, A.H., Carlson, E., Kipps, M. & Thomson, J. (1985). Comparison of
four types of diet using clinical, laboratory and psychological studies. J.
Roy. Coll. Gen. Pract.35:333-336.
(14)
Carlson, E., Kipps, M., Lockie, A. & Thomson, J. (1985). A comparative
evaluation of vegan, vegetarian and omnivore diets. J. Plant Foods 6:89-100.
(15)
Lin C, Fang T, Gueng M., Vascular dilatory functions of ovo-lactovegetarians
compared with omnivores. Atherosclerosis 2001 Sep;158(1):247-251.
(16)
M. Segasothy, P.A. Phillips, Vegetarian
diet: panacea for modern lifestyle diseases? Q J Med 1999; 92: 531-544.
(17) Dr. Giuseppe Fariselli, cfr.
dossier "La scelta vegetariana / Una scelta che concilia etica e
salute", in L'Idea Vegetariana, rivista trimestrale dell'Associazione
Vegetariana Italiana, Anno XXXI, n. 121, I Trimestre 2000, pp. 7-17.
C) Alimentazione
e tumori
Del rapporto alimentazione-tumori, già evidenziato poco
sopra sulla base di argomentazioni di tipo medico, così come puntualizzate
dall’oncologo dr. Fariselli, passiamo
ora a indicare alcune variabili quantitative. La tabella che segue, di recente
messa a punto dallo stesso dr. Fariselli, mostra in particolare l’influenza dei
cibi sui più diffusi tipi di tumore e la percentuale di tumori evitabili
attraverso la dieta. In primo piano fra
i cibi che, consumati regolarmente ogni giorno, contribuiscono a prevenire
l’insorgenza dei tumori: frutta, verdure, fibre.
Tabella
"Influenza dei cibi sui principali tumori"
(Dr. Giuseppe Fariselli)
Tipo di tumore |
N° annuale di casi nel mondo |
Cibi (e
altri fattori rapportabili alla dieta / n.d.r.) che
prevengono = - o che
favoriscono = + |
% di
tumori evitabili
con la dieta |
Fattori non dietetici collegati al tumore |
Polmone |
1.320.000 |
- frutta
e verdura |
Dal 20
al 33% |
Fumo,
ambiente di lavoro |
Stomaco |
1.015.000 |
- uso
del frigorifero - frutta
e verdura + sale,
grigliate |
Dal 66
al 75% |
Infezione
da Helicobacter
pylori |
Mammella |
900.000 |
-
verdure + alcol,
grassi +
obesità |
Dal 33
al 50% |
Menarca
precoce, patrimonio
genetico, radiazioni |
Colon e retto |
875.000 |
- fibre
e verdura -
attività fisica + alcol,
grassi |
Dal 66
al 75% |
Colite
ulcerosa, patrimonio
genetico |
Bocca e
gola |
575.000 |
- frutta
e verdura + alcol,
grigliate |
Dal 33
al 50% |
Fumo, tabacco
masticato |
Fegato |
540.000 |
+ alcol - frutta
e verdura |
Dal 33
al 66% |
HBV o
HCV |
Collo
uterino |
525.000 |
+
obesità |
Dal 10
al 20% |
Fumo,
HPV |
Esofago |
480.000 |
- frutta
e verdura + alcol |
Dal 50
al 75% |
Fumo |
Prostata |
400.000 |
+ grassi |
Dal 10
al 20% |
|
D) Le proteine nell'alimentazione vegetariana
Sulla base dei numerosi studi di popolazione
disponibili nella letteratura scientifica, la principale associazione di
nutrizionisti americani, l’American Dietetic Association (1), afferma che le
diete vegetariane e vegane correttamente seguite e bilanciate sono in grado di
fornire all'organismo un perfetto apporto proteico.
Molto interessanti al riguardo anche gli studi
epidemiologici condotti sulla popolazione rurale cinese (2-3) (si veda in
particolare "Science" del maggio 1990), che hanno ampiamente
evidenziato come un apporto proteico in larghissima parte di fonte
vegetale soddisfi in pieno le esigenze nutrizionali anche di chi svolge
usualmente lavori pesanti.
"Un preconcetto da sfatare - quindi - quello
della (presunta) carenza proteica nei vegetariani: tutti gli aminoacidi
essenziali possono essere facilmente introdotti con alimenti tra loro complementari,
già esistenti nella cucina italiana tradizionale": così la dr.ssa Luciana
Baroni, specialista in Geriatria, Gerontologia e Neurologia, Dirigente Medico
presso l'Ospedale Villa Salus, Mestre, e Presidente in carica della Società
Scientifica di Nutrizione Vegetariana-Onlus, Milano (http://www.scienzavegetariana.it).
Spiega la stessa dr.ssa Baroni: "Spesso si sente affermare che le proteine
animali sarebbero proteine "nobili" diversamente da quelle contenute
dei vegetali. In realtà questa affermazione ha ben poco fondamento. Infatti
tutte le proteine sono costituite da aminoacidi, alcuni dei quali possono
essere sintetizzati dall'organismo umano mentre altri (gli aminoacidi
essenziali) devono necessariamente essere introdotti con l'alimentazione. Le
proteine contenute nei cibi animali contengono da sole tutti questi aminoacidi
nelle giuste proporzioni (quindi per i vegetariani il problema non si pone
neppure, dal momento che assumono uova e derivati del latte). Per i vegani
invece è necessaria una maggior attenzione nella pianificazione della dieta, per essere certi di introdurre
in giuste proporzioni questi aminoacidi."
Come dunque deve regolarsi, nella dieta di tutti i giorni, chi voglia seguire un'alimentazione propriamente vegana che garantisca un ottimale apporto proteico? Abbiamo chiesto alla dr.ssa Baroni di illustrare ai nostri lettori quali siano gli accorgimenti da seguire, che si basano su semplici princìpi nutrizionali. "Chiunque assuma nell'arco della giornata dei cereali (pane, pasta, riso, etc.) e legumi (come i fagioli, le lenticchie, i ceci, etc.) è in grado di ottenere facilmente tutti gli aminoacidi necessari nelle giuste quantità e proporzioni (1,9). Parliamo poi di giuste quantità (il fabbisogno proteico giornaliero dell’adulto è solo di 1 grammo di proteine per Kilogrammo di peso corporeo al giorno). Le diete attualmente in uso nella popolazione sono francamente iperproteiche e dannose per la salute. L’alimentazione vegana soddisfa pienamente questa esigenza, a patto che l'apporto calorico complessivo sia adeguato (4-7). La soia è poi l'unico legume in grado di fornire da solo tutti gli aminoacidi necessari nelle giuste proporzioni (9), ma è controproducente assumerne eccessive proporzioni. I vegetariani che mangiano latticini e uova assumono ovviamente le stesse proteine animali della carne. Il vantaggio di ricavare le proteine dai vegetali anziché dai cibi animali - sottolinea poi il Presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - però è che, così facendo, si può soddisfare i propri fabbisogni alimentari senza introdurre colesterolo e grassi saturi, notoriamente deleteri per la salute e presenti in tutti i cibi animali (1,10). Inoltre le proteine animali, a differenza di quelle vegetali, aumentano considerevolmente l'escrezione di calcio e di conseguenza il rischio di osteoporosi (11-14). Secondo alcuni studi il consumo di queste proteine aumenterebbe anche il rischio di contrarre patologie cardiovascolari e il diabete anche per bambini.
(1) Messina VK, Burke KI, Position
of the American Dietetic Association: Vegetarian Diets. J Am Diet Assoc
1997;97:1317-1321.
(2)
Chen J, Campbell TC, Li J, Peto R. In: Diet, Life-style and Mortality in China.
A study of the characteristics of 65 Counties. Oxford University Press, Cornell
University Press, and the China People's Medical Publishing House; 1990.
(3)
Anne Simon Moffat, "China: A Living Lab for Epidemiology", Science n.
248, 4 maggio, 1990, pag.554. Il 70% delle
proteine nell'alimentazione occidentale deriva da prodotti animali. In Cina
solo l'11% delle proteine deriva da carne o pesce mentre l'89% deriva da fonti
vegetali.
(4)
Abdulla, M. et al., Nutrient intake and health status of vegans: chemical
analyses of diets using the duplicate portion sampling technique. American
Journal of Clinical Nutrition v.34, p.2464-2477(1981).
(5)
Roshanai F., Sanders T.A.B., Hum. Nutr.:
Appl. Nutr., 38A: 345-354 (1984).
(6)
Lockie A.H. et al., Hum. Nutr.: Appl. Nutr.,
41A:204-211 (1985).
(7)
Rana S.K., Sanders T.A.B., Br. J. Nutrition 56:17-27 (1986).
(8)
Draper A. et al., Br. J. Nutrition, 69:3-19 (1993).
(9)
Young VR. Soy protein in relation to human protein and amino acid nutrition. J
Am Diet Assoc.1991;91:828-835.
(10)
Barnard N.D., Nicholson A., Howard J.L., The Medical Costs Attributable to Meat
Consumption. Preventive Medicine, vol.24,
1995, pag.646-655.
(11)
Cumming RG, Klineberg RJ. Case-control study of risk factors for hip fractures
in the elderly. Am J Epidemiol 1994;139:493-503.
(12)
Abelow B.J. et al., Calcif Tissue Int 50:14-18, (1992).
(13)
Breslau N.A. et al., J Clin Endocrinol Metabol 66:140-146 (1988).
(14)
Remer T, Manz F., Estimation of the renal net acid excretion by adults
consuming diets containing variable amounts of protein. Am J Clin Nutr 1994;59:1356-61.
E) Ferro e vitamina B12 nell'alimentazione
vegetariana (premessa)
Se un'alimentazione vegetariana sia in grado di fornire all'organismo un ottimale livello di ferro (minerale che interviene, in particolare, nel trasporto dell'ossigeno e nella respirazione cellulare) e di vitamina 12 (sostanza indispensabile nella sintesi dell'emoglobina) è stato a lungo uno degli interrogativi principali che, con posizioni diverse, ha contrapposto i nutrizionisti a favore della tradizionale alimentazione onnivora/carnea e i nutrizionisti a favore di un'alimentazione che esclude il consumo di carne. Nel corso degli ultimi decenni, tuttavia, anche su questo aspetto gli studi scientifici hanno fornito importanti conclusioni, dimostrando che una corretta ed equilibrata alimentazione vegetariana è in grado di mettere al riparo dal temuto rischio di carenza di ferro e di vitamina B12. Un pò più complessa risulterebbe la situazione per i vegani, per i quali il mantenimento dell'ottimale livello di ferro e di vitamina B12 nell'organismo richiede l'inclusione, nella dieta quotidiana, di cibi fortificati e/o integratori di queste sostanze; dosaggi della ferritinemia e di vitamina B12, inoltre, sono i controlli che gli esperti consigliano di eseguire periodicamente a chi segua una dieta assolutamente vegetaliana, con una particolare raccomandazione per le donne vegan in stato di gravidanza o che allattano.
E.1) Il Ferro nell'alimentazione vegetariana (approfondimenti)
Al
riparo dal rischio di anemia: accorgimenti dietetici.
Di per sé, il ferro eme o emetico (quello contenuto
nei tessuti animali) è più facilmente assimilabile dall'organismo, rispetto al
ferro non-eme. È però essenziale tenere presente che l'assorbimento
nell'organismo del ferro non-eme può essere notevolmente facilitato mettendo in
pratica alcuni fondamentali accorgimenti alimentari, e in particolare (1),
accostando a cibi contenenti ferro dei cibi ricchi di vitamina C.
La carenza di ferro nell'organismo provoca, com'è
noto, anemia. Il paventato timore, quindi (un timore alquanto diffuso fra i
più), che il mancato consumo di carne possa determinare carenza di ferro
conduce alla ben domanda: i vegetariani sono a rischio di anemia? Una risposta
importante è ancora quella della American Dietetic Association (1), che ha ufficialmente affermato: "Sebbene le diete
vegetariane risultino disporre di un maggior contenuto complessivo di ferro
rispetto alle diete non-vegetariane, i depositi di ferro nell'organismo dei
vegetariani sono più bassi, perché il ferro proveniente da alimenti vegetali
viene assorbito in misura minore (*). L'importanza clinica di tale aspetto, se
esiste, non è chiara, perché l'incidenza dell'anemia da deficienza di ferro è
simile nei vegetariani e nei non-vegetariani (*)." (*) Craig WJ: Iron
status of vegetarians. Am J Clin Nutr,
1994 May;59 (5 suppl):1233S-1237S.
(1) "Position of the American Dietetic Association:
Vegetarian diets" (Posizione dell'American Dietetic Association: Diete
vegetariane) in J Am Diet Assoc. 1997;97:
1317-1321; URL: www.eatright.org/adap1197.html - Per i passi citati, cfr.
traduzione a cura di Marco Lorenzi e Paola Segurini, Società
Scientifica di Nutrizione Vegetariana: http://www.scienzavegetariana.it.
Se i dati epidemiologici indicano in tal senso un 'pareggio' fra
vegetariani e non vegetariani, che quindi smentisce il noto luogo comune
secondo il quale i primi sarebbero, complessivamente, più a rischio di anemia,
è altrettanto vero che per seguire correttamente una dieta vegetariana (come,
del resto, per seguire correttamente qualsiasi altro tipo di dieta, compresa
quella onnivora più tradizionale) che, in particolare, metta al riparo dal rischio di anemia si rende indispensabile
approfondire la conoscenza di alcuni princìpi nutrizionali e, nello specifico,
la conoscenza di alcuni rapporti di "sinergia" nutrizionale fra
diversi gruppi di cibi. Utili indicazioni al riguardo vengono anche in questo
caso fornite da un recente lavoro del dr. Giuseppe Fariselli, qui in estratto
riportato, per gentile concessione dello stesso autore, nella sezione seguente.
Dr. Giuseppe Fariselli
(estratto)
L'alimentazione vegetariana, se non è attuata in modo razionale, può esporre al rischio
di anemie. Questo avviene in particolare nella donna fertile con mestruazioni
abbondanti e nelle diete vegetariane restrittive (vegetaliane e macrobiotiche)
affrontate senza una sufficiente conoscenza delle linee-guida
dell'alimentazione.
Premesso che ciò che rende sana l'alimentazione non è la quantità ma la qualità del cibo, bisogna ricordare che i processi di raffinazione e di conservazione degli alimenti fanno perdere buona parte delle vitamine e dei minerali fondamentali per prevenire le anemie. Ecco perché pur consumando molto cibo siamo spesso denutriti: manchiamo cioè dei nutrienti. Di qui la necessità di utilizzare solo alimenti integrali, biologici, o meglio ancora biodinamici. Questi alimenti sono cari, ma è meglio investire nella salute che spendere poi per le medicine.
Neppure un'alimentazione corretta, ben bilanciata,
ricca di cereali integrali, di frutta e verdura è sufficiente ad assicurare un
apporto di nutrienti adeguato alle necessità dell'organismo se si trascurano
gli effetti della conservazione e della cottura sul contenuto in vitamine e
sali minerali dei cibi.
La vitamina B6 (piridossina), fra le altre cose, partecipa
alla sintesi dell'emoglobina e dei globuli rossi. Si trova nei cereali
integrali, in particolare avena, mais e orzo, nel lievito di birra, nella soia,
nelle verdure fresche come cavoli, lattuga, patate e spinaci, ma anche
nell'albume d'uovo e nel latte, mentre i non vegetariani le trovano anche nel
fegato e nella carne. È bene sapere che l'alcol, il fumo, e la pillola possono
aumentare il fabbisogno, e che la brillatura dei cereali e la frittura dei cibi
ne distruggono il 90%, mentre l'inscatolamento, la luce e la surgelazione ne
eliminano il 20%. Si consiglia quindi, in questi casi, di integrare la dieta
con germe di grano, lieviti, e noci.
La vitamina B12 (cianocobalamina) è indispensabile per la
sintesi dell'emoglobina. Essa è contenuta quasi esclusivamente nei prodotti di
origine animale come carne, latticini e pesce, mentre è presente solo in tracce
largamente insufficienti al fabbisogno nelle alghe, nei lieviti alimentari e
nei vegetali. Alcol e fumo possono ridurne l'assorbimento, che è peraltro
legato a una buona funzionalità gastrica e intestinale in quanto lo stomaco
produce il "fattore intrinseco" che si lega alla vitamina B12 e le
consente l'assorbimento intestinale. Poiché la vitamina B12 si accumula nel
fegato, chi diventa vegetaliano da adulto può contare su una riserva di due o
tre mg, che è sufficiente per circa tre anni prima che si manifestino segni di
carenza.
La vitamina C (acido ascorbico) favorisce l'assorbimento
del ferro a livello intestinale. Essa si ritrova nella frutta fresca e nella
verdura. Ne sono particolarmente ricchi gli agrumi, i cavoli, la frutta
tropicale, l'indivia, i peperoni, le rape. È molto labile e gli alimenti che la
contengono, eccetto gli agrumi, andrebbero consumati appena dopo la raccolta.
Negli agrumi invece, grazie allo spessore della buccia, la perdita è molto
ridotta durante la maturazione e la raccolta e quasi inesistente durante la
conservazione. Inoltre, poiché la vitamina C è molto stabile in ambiente acido,
il succo d'arancia conservato contiene quasi la stessa quantità di vitamina C
di quello fresco. È però sempre valido il concetto di bere la spremuta appena
fatta perché il calore e soprattutto la luce e l'ossigeno dell'aria la
distruggono. I contraccettivi orali ne diminuiscono l'effetto, mentre l'aspirina,
il fumo, i salicilati, i sulfamidici, e le tetracicline ne riducono
l'assorbimento.
La vitamina E (tocoferolo) influenza favorevolmente il
metabolismo del ferro, è contenuta nei germi dei cereali, nelle noci, negli
olii vegetali spremuti a freddo (in particolare arachidi, mais, olive, soia),
nei semi interi, e nel tuorlo d'uovo. Nel processo di macinazione del grano si
perde circa il 90% di vitamina E, mentre anche la manipolazione dei cibi e
l'esposizione all'ossigeno dell'aria ne riducono il contenuto.
Il ferro-Fe
è indispensabile per il trasporto dell'ossigeno dal polmone ai tessuti e
dell'anidride carbonica dei tessuti ai polmoni, e per la respirazione
cellulare. Se manca si hanno gravi disturbi, dei quali uno dei principali è
l'anemia con difficoltà alla deglutizione, disturbi digestivi, e lingua rossa.
Esso si trova soprattutto in alcune alghe (10 g di alghe iziki forniscono quasi
3 mg, di ferro), nei cereali integrali (soprattutto miglio), nel cioccolato,
nella frutta secca, nei germi di grano, nei legumi secchi come lenticchie e
soia, nel lievito di birra, nelle noci e nei pistacchi. Per chi segue invece la
dieta carnea, gli alimenti più ricchi di ferro sono la milza e il fegato degli
animali terrestri e alcuni molluschi come cozze, ostriche e vongole. Negli
alimenti il ferro esiste in due forme: ferro emetico legato ai globuli rossi e
contenuto solo negli alimenti di origine animale (carne e pesce); ferro non
emetico contenuto anche nei vegetali. L'assimilazione del ferro non emetico
(tratto dai vegetali) varia notevolmente in base alla composizione dei pasti e
alle possibilità di preparazione degli alimenti (interi, macinati, misti tra di
loro). Inibiscono l'assimilazione del
ferro il caffè e il tè, mentre la crusca dei cereali, il calcio presente nel
latte, e, secondo alcuni, le proteine della soia ne riducono l'assorbimento. È
quindi preferibile bere caffè, latte, tè e tisane lontane dai pasti.
Fortunatamente esistono però anche fattori che facilitano l'assimilazione del
ferro non emetico. È in particolare utilissimo consumare simultaneamente acido
ascorbico (vitamina C): aggiungendo infatti 100 ml. di succo d'arancia alla
prima colazione se ne triplica l'assimilazione. Ne facilitano l'assimilazione
anche il consumo simultaneo di glucidi semplici come frutta, miele e orzo
germinato, e, per chi non è vegetariano, quello di pesce e carne.
Una dieta vegetariana equilibrata che contenga quindi
cereali, frutta secca, germe di grano, legumi secchi, semi oleaginosi, e uova,
associati a grandi quantità di frutta e verdura fresche e con un apporto
calorico sufficiente, può garantire una quantità di ferro uguale a quella di
una dieta mista e largamente sufficiente ai fabbisogni normali.
È comunque indispensabile che le donne in età
fertile, con mestruazioni abbondati, e soprattutto in gravidanza,
indipendentemente dalla dieta adottata, controllino periodicamente il dosaggio
di ferro nel sangue e l'esame emocromocitometrico ricorrendo, quando
necessario, all'assunzione degli integratori e dei farmaci necessari come
stabilito dal medico.
Il rame Cu infine, è necessario per un corretto
utilizzo del ferro. Se manca si hanno, oltre all'aumento del rischio di
infezioni, disturbi dell'accrescimento e del sistema nervoso, malattie delle
ossa e perdita dei capelli, anemia. Il rame è principalmente contenuto nel
cacao, nel cioccolato, nella frutta secca, e, per chi non è vegetariano, nelle
ostriche e nel fegato.
(Per ulteriori informazioni sull’argomento: www.vegetariani.it)
E.3) La vitamina B12 nell'alimentazione
vegetariana (approfondimenti)
Se, come poco sopra illustrato, una dieta vegetariana
equilibrata è perfettamente in grado di soddisfare il fabbisogno di ferro, meno
facilmente tale tipo di dieta risulterebbe poter soddisfare il fabbisogno di
vitamina B12. Passando la parola alla dr.ssa
Luciana Baroni riteniamo utile soffermarci ancora su questo importante
aspetto dell'alimentazione vegetariana, anche per apprendere in quali
direzioni, e con quali risultati, si siano sviluppati gli studi scientifici sul
problema.
Dr.ssa Baroni, a che punto sono le conoscenze
medico-scientifiche sul rapporto fra
vitamina B12 e alimentazione vegetariana? E come può essere prevenuto
nell'ambito di una dieta vegetariana e vegana l'eventuale rischio di carenza di
questa vitamina, indispensabile per la sintesi dell'emoglobina e la salute del
Sistema Nervoso?
Negli ultimi anni la vitamina B12 sta suscitando un
certo interesse tra i ricercatori che lavorano nel campo della nutrizione:
numerosi studi scientifici attualmente disponibili dimostrano che la carenza di
questa vitamina sarebbe meno rara di quanto un tempo si pensasse. È noto che
alcuni soggetti, pur assumendo adeguate quantità di questa vitamina attraverso
la dieta, possono svilupparne una carenza. È il caso degli alcoolisti, degli
anziani e di tutti i soggetti che hanno una inadeguata produzione da parte
dello stomaco del "Fattore Intrinseco", essenziale per l'assorbimento
della B12. Tuttavia tra le persone che seguono una dieta vegetariana (e
soprattutto vegana) la causa di gran lunga più comune di carenza di vitamina
B12 è l'insufficiente apporto attraverso la dieta. Come è
noto questa vitamina è contenuta esclusivamente nei cibi animali (latticini,
uova e, ovviamente, carne e pesce), in alcuni lieviti alimentari specifici (che
non ci risultano disponibili in Italia, diversamente che in USA e in Gran
Bretagna) e nei cibi vegetali fortificati (es. alcuni hamburger vegetali,
alcuni cereali e latte di soia fortificato). Si sente talvolta dire che tutti i
lieviti alimentari, incluso il lievito di birra, il germe di grano, le alghe,
il tempeh, il miso e i cibi biologici non accuratamente lavati conterrebbero
quantità adeguate di B12. Tutti i dati scientifici disponibili ad oggi
dimostrano che ciò non è vero: tali cibi non contengono affatto vitamina B12,
oppure contengono delle sostanze analoghe ma biologicamente inattive per
l'organismo umano; oppure ancora contengono vitamina B12 attiva, ma in quantità
del tutto inadeguata e per di più molto variabile (es. alcune alghe possono
contenere quantità di B12 che variano a seconda della loro provenienza).
Da quanto fin qui detto si potrebbe concludere che la
carenza di questa vitamina è un problema che riguarda solo i vegani e non i
vegetariani, poiché questi ultimi consumano anche latte e uova, cibi di origine
animale. Purtroppo ciò non è sempre vero. Esiste infatti una notevole
variabilità di consumo di tali prodotti anche in una dieta vegetariana. Ci sono
vegetariani abituati a consumare latte ogni mattina, formaggio in ogni pasto e magari
una media di un uovo al giorno tra frittate e prodotti che contengono uova
(pasta, dolci, salse, etc). Questi vegetariani probabilmente assumono quantità
più che sufficienti di questa vitamina, a meno che non abbiano problemi di
assorbimento (che possono essere congeniti od acquisiti). Il problema è che il
vantaggio per lo stato di salute raggiunto assumendo in tal modo dosi adeguate
di vitamina B12 viene inficiato dagli altri nutrienti contenuti in questi cibi
di derivazione animale, che così verrebbero assunti in elevate quantità: grassi
saturi, colesterolo e proteine animali, cioè sostanze incontrovertibilmente
associate ad un aumento del rischio di patologie degenerative quali infarto,
arteriosclerosi, cancro, diabete, etc. Invece il problema si pone sempre per i
vegani, che non dispongono di alcuna fonte alimentare affidabile di questa
vitamina se non usano alimenti fortificati o integratori alimentari.
Quindi,
chi invece si improvvisasse in una dieta rigidamente vegana senza tener conto
di questa raccomandazione, ovvero senza arricchire la propria alimentazione di
tutti i giorni con integratori e cibi fortificati di vitamina B12, a quali
danni per la salute si esporrebbe? Con quali conseguenze anche nel lungo periodo?
I sintomi clinici caratteristici della sindrome da
carenza di vitamina B12 possono manifestarsi anche dopo anni dall'inizio di una
dieta priva o comunque decisamente carente di B12 (es. anche nel caso dei
vegetariani che mangino latticini e uova solo sporadicamente). In alcuni casi
la carenza può restare apparentemente asintomatica anche per oltre 20 anni. In
ogni caso le conseguenze, in primis a carico del Sistema Nervoso, possono
essere anche molto gravi se l'ipo-avitaminosi non viene corretta con
l'assunzione di integratori.
Come
dovrebbe comportarsi, in pratica, il vegetariano che sia già a rischio di
questa carenza vitaminica? E inoltre, potrebbe fornirci qualche indicazione
particolareggiata su dosi ottimali delle supplementazioni alimentari?
La cosa più saggia è usare regolarmente vari prodotti
fortificati con questa vitamina, verificando attentamente il loro contenuto di
B12, dato che alcuni di questi prodotti ne contengono quantità minime (la dose
giornaliera consigliabile di B12 è di 2 microgrammi, ed alcuni hamburger di
soia contengono poco più di mezzo microgrammo per 100 gr di prodotto). Una
soluzione per certi versi più facile è quella di assumere regolarmente degli
integratori (una dose di 100-500 microgrammi per settimana è generalmente
adeguata anche se sarebbe meglio consumare questi integratori più volte alla
settimana). Per vegani
e vegetariani di lunga data è consigliabile verificare periodicamente i propri
livelli plasmatici di B12 (e, ove disponibile il test, di omocisteina). Nel
caso di livelli ematici di B12 inferiori alla norma è opportuno assumere degli
integratori preferibilmente sublinguali, per ricostituire le scorte di vitamina
del proprio organismo. In seguito ognuno può scegliere se usare integratori di
B12 vegani (preferibilmente più volte la settimana) oppure consumare
regolarmente cibi fortificati, facendo attenzione che il loro apporto reale di
questa vitamina sia comunque superiore ai 2 microgrammi al giorno.
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Altro in breve
Per una conoscenza degli studi scientifici che promuovono per bambini e neonati una dieta vegana, eventualmente arricchita di alcuni integratori, ricordiamo in particolare gli articoli apparsi lo scorso giugno sul Journal of the American Dietetic Association, e precisamente:
“Consideration in planning vegan
diets: Children” – Virginia Messina, MHD, RD; Ann Reed Mangels, PHd, RD,
FADA – in J Am Diet Assoc, 2001;101:661-669;
“Consideration in planning vegan
diets: Infants” - Ann Reed Mangels, PHd, RD, FADA; Virginia Messina, MHD,
RD - in J Am Diet Assoc, 2001;101:670-677.
Affermano sull’argomento i ricercatori scientifici: “Una dieta vegana correttamente pianificata può soddisfare il fabbisogno nutrizionale dei bambini piccoli. La American Dietetic Association e la American Academy of Pediatrics sottolineano che le diete vegane possono favorire una normale crescita infantile.” E ancora, anche a proposito dell’allattamento al seno da madri vegane: “La composizione del latte materno è simile a quella delle madri non vegetariane, tranne che per la composizione dei grassi. Per l’età compresa fra i primi 4 e 6 mesi di vita, l’unico cibo dovrebbe esser costituito dal latte materno, o come eventuale alternativa da un latte a base di soia specificamente formulato per l’infanzia. Fino all’età di un anno il latte di soia comunemente in commercio non dovrebbe essere la bevanda principale. I bambini vegani allattati con latte materno potrebbero necessitare di supplementi di vitamina B-12 qualora la dieta materna fosse inadeguata; i bambini un po’ più grandi d’età potrebbero necessitare di supplemento di zinco e di fonti affidabili di ferro e di vitamine D e B-12. L’introduzione, a tempo opportuno, di cibi solidi nella dieta dei bambini vegani sarà simile a quella raccomandata per i bambini non vegetariani. Tofu, legumi secchi, e cibi analoghi come fonti proteiche vanno introdotti nella dieta intorno ai 7-8 mesi di età. Le diete vegane possono essere pianificate in modo da essere adeguate sotto il profilo nutrizionale e favorire la crescita dei bambini.” (J Am Diet Assoc, 2001;101:670-677 – art. cit. / traduz. da origin. in inglese).
Programma di nutrizione suggerito per neonati vegani, di età compresa fra i 4 e i 12 mesi. (*) |
||||
Cibi |
4-6 mesi |
6-8 mesi |
9-10 mesi |
11-12 mesi |
Latte |
Latte umano o in formulazione di soia |
Latte umano o in formulazione di soia |
Latte umano o In formulazione di soia |
Latte umano o in formulazione di soia |
Cereali e pane |
Cereali per l’infanzia fortificati di ferro (l’introduzione nella dieta può essere rimandata ai 6 mesi d’età) |
Cereali per l’infanzia, crackers, pane da toast, cereali secchi non
dolcificati |
Cereali per l’infanzia, crackers, pane da toast, cereali secchi non
dolcificati, pane soffice |
Cereali per l’infanzia, crackers, pane da toast, cereali secchi non
dolcificati, pane soffice, riso, pasta |
Frutta |
Niente |
Passati di frutta, succhi di frutta |
Frutta tenera o cotta, succhi di frutta |
Frutta tenera, in barattolo o cotta, frutta fresca sbucciata, succhi
di frutta |
Verdure |
Niente |
Passati di verdura, succhi di verdura |
Verdura tenera, cotta e schiacciata, succhi di verdura |
Verdura tenera e cotta ridotta in pezzi, succhi di verdura |
Legumi |
Niente |
Tofu, puré di legumi, yogurt di soia (a 7-8 mesi) |
Tofu, puré di legumi, formaggio di soia, yogurt di soia |
Tofu, legumi schiacciati, formaggio di soia, yogurt di soia, pezzi di
burger di soia ridotti in bocconcini, tempeh |
Nota: la sovrapposizione delle età (indicate nella tabella stessa – n.d.r.) è in relazione alla variabilità dell’andamento della crescita |
(*) cfr. Table 2 in “Consideration in planning vegan diets:
Infants” (art.cit.), J Am Diet Assoc, 2001;101, pg.672 / origin. In inglese)
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Riferimenti utili Associazione Vegetariana ItalianaPresidente Dott. Giuseppe
Fariselli Segreteria nazionale: Viale
Brianza 20 - 20127 Milano tel. 02/26113546 fax
02/28340631 E-mail:
info@vegetariani.it Sito Internet: http://www.vegetariani.it/ Servizio Medici
Vegetariani in linea: 1780-010-669 Società Scientifica di Nutrizione VegetarianaPresidente Dott. Luciana
Baroni E-mail:
info@scienzavegetariana.it Sito Internet:
http://www.scienzavegetariana.it Linea Diretta con gli
Esperti: vd. Sito Internet http://www.scienzavegetariana.it |
[ Riferimenti utili alla data articolo – n.d.a. ]
Libri
sull'alimentazione vegetariana (rassegna) ·
"L'alimentazione vegetariana", G. Lepetit De La
Bigne, A. Amante; Ed. Tecniche Nuove, 1994. ·
"Compendio di dietetica vegetariana", F. Delor;
Ed. AVI, 1992. ·
"Vegetariani, una vita senza carne" Stefano
Momentè; PAN Gruppo Editoriale Armenia SpA, Milano 2001. ·
"The Vegetarian
Way", M & K Messina; Three Rivers Press (NY, USA), 1996. ·
"Vegan
Nutrition", G. Langley; The Vegan Society (UK), 1995. ·
"Becoming Vegan: The
Complete Guide to Adopting a Healthy Plant-Based Diet" Vesanto Melina,
Brenda Davis; Book Pub Co (USA), 2000. ·
"Becoming Vegetarian:
The Complete Guide to Adopting a Healthy Vegetarian Diet" Vesanto
Melina, Brenda Davis, Victoria Harrison; Book Pub Co. (USA) 1995. ·
"Dietitian's Guide to
Vegetarian Diets: Issues and Applications" Mark Messina, Virginia
Messina; Aspen Publishers, Inc, 1996. ·
"Simply Vegan: Quick Vegetarian Meals" Debra
Wasserman, Reed Mangels; Vegetarian Resource Group, 1999. ·
"Vegetarian Nutrition" J. Sabaté (editor), CRC
Press, 2001. |
Ringraziamenti
Per il
reperimento sistematico delle fonti bibliografiche e per preziosi
approfondimenti sull'argomento trattato, l'autore del presente servizio esprime
un ringraziamento particolare al ricercatore Marco Lorenzi (lormar@comm2000.it)
della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana.
Marina Palmieri
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Bollettino Cardiologico n. 101, Novembre-Dicembre 2001
-
Sicilia Sera, 3 febbraio 2002
vd. anche http://www.scienzavegetariana.it/nutrizione/boll_card101.html
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Ferro nell'alimentazione vegetariana (approfondimenti). Al riparo dal rischio
di anemia: accorgimenti dietetici. >>> E.2)
L'anemia nei vegetariani >>> (Dr. Giuseppe Fariselli) = Le vitamine indispensabili >>> E.3) La
vitamina B12 nell'alimentazione vegetariana (approfondimenti). Con intervista
alla dr.ssa Luciana Baroni >>> Diete
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