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MEDICI DEL MONDO:

 

contro tutte le malattie,

anche lfingiustizia.

 

 

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____DALLfARCHIVIO DI COMUNICARECOME____

 

MEDICI DEL MONDO: CONTRO TUTTE LE MALATTIE, ANCHE LfINGIUSTIZIA.

 

Lfintensa attività di cura e assistenza di "Medici del Mondo" presso lfOpera San Francesco di SantfAngelo, il camper-ambulatorio presso la Stazione Centrale di Milano e le molteplici iniziative dellfassociazione anche in collaborazione con il Comune di Milano.

 

 

- di Marina Palmieri, con intervista al dottor Fausto Boioli -  Info Pubblicazioni, Medici del Mondo

 

In queste pagine proponiamo uno spaccato sulle attività di gMedici del Mondoh, associazione italiana che fa parte della rete internazionale di gMédecins du Mondeh e che opera in varie realtà di disagio e emarginazione offrendo assistenza e cure ai marginalizzati, ai senzatetto, a quanti sono esclusi dallfassistenza sanitaria o sono comunque impossibilitati ad accedere alle strutture sanitarie. E lo proponiamo con unfarticolata intervista al Presidente di "Medici del Mondo" Italia: il dottor Fausto Boioli (primario del reparto di radiologia dellfOspedale Fatebenefratelli di Milano). Già in occasione del rilascio della presente intervista, le testimonianze e le considerazioni del dottor Boioli hanno saputo farci entrare nel vivo di unfattualità sociale molto composita e per molti aspetti anche drammatica, fatta di storie di esclusione, di diritti negati, di abbandono a sé stessi e molto spesso anche di disperazione, ma anche costantemente rinfrancata dallo spirito di solidarietà, di dedizione, col quale medici di lunga esperienza, come lo stesso dottor Boioli e tutti i suoi collaboratori, continuano pazientemente e puntualmente (di giorno, di sera, a volte anche di notte) a offrire i loro preziosi servizi di cura e di assistenza a chi diversamente resterebbe in balìa di sé stesso e delle sue difficili condizioni di vita, a chi diversamente non saprebbe gdove andareh. 

Che venga svolta nel chiuso degli ambulatori oppure sul camper sanitario di unfUnità mobile o, ancora, nei campi di accoglienza, certamente quella di gMedici del Mondoh è unfattività a diretto contatto con le forme più svariate di disagio e emarginazione, unfattività anche a stretto contatto con gla stradah, unfattività spesso dura, per vari aspetti a prova di tempra, di resistenza di fronte alle situazioni più difficili. gNoi lottiamo contro tutte le malattie. Anche le ingiustizieh: questo, non certo a caso, lo slogan programmatico di "Medici del Mondo".

 

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Lfintervista

 

Dottor Boioli, sappiamo che lfassociazione di cui Lei è Presidente, gMedici del Mondoh Italia, offre cura e assistenza a varie categorie di persone disagiate e emarginate. La prima domanda che sorge spontanea è: perché queste persone si rivolgono alle Vostre strutture, anziché rivolgersi alle normali strutture sanitarie? Perché queste persone, come si suol dire, gnon sanno dove andareh?

Non sanno dove andare, queste persone che poi si riferiscono alle nostre strutture, anche perché normalmente non sono in grado di avere un medico di base e, di conseguenza, restano esclusi dal meccanismo legale di accesso alle prestazioni del servizio sanitario nazionale. Come sappiamo, per avere un medico di base (il cosiddetto gmedico di famigliah) bisogna prima avere la residenza (e spesso anche molti eregolarif non hanno una residenza formale), occorre poi recarsi agli uffici dellfASL, iscriversi quindi nei ruoli di qualche medico di medicina generale, e seguire quindi tutta una serie di procedure: ebbene, molti dei nostri assistiti, mancando in molti casi del requisito della residenza oppure, anche quando avendo la residenza, non conoscendo lfiter di tali procedure, non possono accedere alla visita dal medico di base (visita che in molti casi sarebbe già di per sé sufficiente per risolvere il disturbo accusato dal paziente) e non possono nemmeno fruire di ulteriori prestazioni del servizio sanitario nazionale (esami di laboratorio piuttosto che di radiologia, visite specialistiche, o un eventuale ricovero).

La nostra attività di "Medici del Mondo" a favore di queste persone svantaggiate è diretta proprio a risolvere tale tipo di problema, che fondamentalmente è di carattere organizzativo, ed è costituita dallfofferta di vari servizi di medicina generale; la svolgiamo sia presso la sede dei Frati Minori di SantfAngelo, sia presso la stazione Centrale di Milano dove ogni sera nei giorni feriali siamo presenti con una nostra Unità Sanitaria Mobile, un camper adattato come ambulatorio che, ormai da anni, rappresenta il punto di raccolta di forme di emarginazione abbastanza estrema. Nellfuno come nellfaltro caso visitiamo i pazienti, li curiamo e forniamo loro le terapie necessarie, e poi quando ai nostri pazienti occorrono delle prestazioni specialistiche cerchiamo di farli entrare nel gcanale normaleh dellfassistenza sanitaria. Per quanto riguarda i pazienti che presentano problemi di salute più seri e richiedono trattamenti più complessi (come nel caso di problemi di sieropositività o di epatite), cerchiamo di indirizzarli verso strutture dove possono essere presi in carico in maniera più completa.

 

Farli confluire nel normale gcanaleh di assistenza sanitaria – per le prestazioni specialistiche, per i trattamenti più impegnativi – significa anche voler evitare logiche di separatezza?

Io sono contrario a creare canali totalmente separati. Cfè chi lo fa, nellfambito del volontariato, ma noi di gMedici del Mondoh crediamo che lfintegrazione passi anche attraverso il percorso che ho appena spiegato, un tipo di percorso che tante volte è più complicato di uno separato (dove magari si ha anche la possibilità di sottoporsi a esami di laboratorio eseguiti gal voloh) e che però serve anche a far capire che in Italia ci si prenota, che spesso la struttura ospedaliera fissa lfappuntamento a grande distanza di tempo e, più in generale, che il servizio sanitario del nostro Paese funziona secondo determinate regole e modalità: tutti aspetti, questi, che in genere gli utenti di unfassociazione come la nostra tollerano poco, perché sono propensi o abituati un pof al tutto e subito.

 

La vostra attività di medici a diretto contatto con gla stradah vi permette di monitorare costantemente la presenza di malattie che, se non rilevate da voi, non verrebbero con tutta probabilità rilevate da nessun altro. Fra queste malattie vi possono essere evidentemente anche malattie potenzialmente contagiose. Possiamo dire che indirettamente svolgete prevenzione di tipo epidemiologico, o che comunque la vostra attività di cura è rilevante per tutta la popolazione?

Noi non svolgiamo unfopera di ordine pubblico, sia ben chiaro, però il fatto di intervenire su forme di patologie che potrebbero diventare contagiose ha sicuramente una rilevanza di carattere generale, per tutta la popolazione. E si tratta non soltanto di patologie quali AIDS o epatite (come solitamente si tende a pensare parlando di malattie potenzialmente contagiose), ma anche di malattie più gbanalih e che però, appunto, se non debellate potrebbero comportare il rischio di contagio. Fra queste, per esempio, vi è la scabbia. Ebbene, la scabbia era scomparsa come gpatologia socialeh, eppure come tale è rispuntata in maniera consistente in alcuni ambienti di queste popolazioni emarginate, ambienti dove le persone hanno difficoltà a lavarsi, a cambiare i vestiti, dove peraltro si vive in promiscuità, e dove dunque vi sono condizioni che favoriscono il contagio di questa forma di parassitosi. Intervenire tempestivamente sui focolai di simili malattie è dunque molto importante, altrimenti queste possono diffondersi facilmente per contatto; tempo addietro, per esempio, qualche episodio di scabbia si verificò in alcune scuole di Milano, e anche in quel caso ci fu un massiccio intervento sanitario per debellare la malattia, anche grazie al lavoro degli operatori dellfOspedale Niguarda di Milano che, in quellfoccasione, dovettero intensificare moltissimo il lavoro del loro Pronto Soccorso.

Un altro caso di malattie contagiose sul quale siamo intervenuti come gMedici del Mondoh ha invece riguardato il morbillo, che tempo fa aveva colpito i bambini di un campo nomadi molto affollato, quello di Via Triboniano a Milano: anche in quel caso, non appena i medici della nostra associazione hanno riconosciuto i casi di morbillo, la malattia è stata subito stroncata con interventi di vaccinazioni praticati dallfASL.

Quindi: i medici della nostra associazione possono trovarsi, nello svolgimento della normale attività di cura, a individuare casi di malattie potenzialmente contagiose e li segnalano allfASL; lfASL, dietro nostra segnalazione e una volta individuati i foci della malattia, interviene prontamente con le vaccinazioni.

In questi casi, come pure in tutti gli altri casi che abbiamo seguito e che continuiamo a seguire come gMedici del Mondoh, lfaiuto dellfASL è sempre stato molto immediato e anche molto più efficiente dellfaiuto che invece potrebbe fornire qualsiasi associazione di volontariato. Quindi, sempre per ciò riguarda gli interventi sanitari sulle fasce di popolazione che vivono in condizioni di marginalità, secondo me è sbagliato voler fare del volontariato in maniera gsofisticatah: in una città come Milano, e più in generale nel nostro Paese, esistono già operatori e strutture che il loro lavoro sanitario lo fanno di mestiere e molto bene. Operatori e strutture che sanno come intervenire anche su categorie di persone particolarmente disagiate ed emarginate - categorie, queste, che includono anche molti Italiani - e che mettendo in atto specifici interventi di carattere sanitario (proprio con nel caso appena citato, in cui i casi di morbillo segnalati da gMedici del Mondoh sono stati subito debellati con vaccinazioni fatte dagli operatori dellfASL) operano anche a vantaggio di tutta la comunità.

 

Molti dunque sono gli Italiani che, come testimonia la vostra esperienza di gMedici del Mondoh, rientrano nelle categorie di persone più disagiate, anche più emarginate. Anche i cosiddetti gclochardsh o gbarbonih?

Sì, e spesso si tratta di una popolazione anche abbastanza degradata. Gli Italiani più marginalizzati e che vivono in condizioni di maggior disagio (come quelli di cui ci occupiamo noi) sono mediamente piuttosto anziani e, per la maggior parte, sono anche persone completamente sole. Ciò a differenza degli immigrati che, invece, in genere sono più giovani e, pur trovandosi momentaneamente senza parenti o amici qui in Italia, hanno però nel loro Paese di origine una famiglia che li aspetta.. Paradossalmente possiamo dire che, a differenza del clochard italiano che gguarda nel vuotoh (e questa purtroppo è la realtà), gli immigrati con i quali veniamo a contatto vivono sì in una temporanea condizione di solitudine, però hanno un progetto di vita, un progetto che magari è quello anche un pof aggressivo di fare dei soldi in fretta e poi di tornare al loro Paese, dove con somme di denaro che qui sono poco significative riescono a mettere in piedi delle attività; oppure ci sono immigrati che cercano di radicarsi nel nostro Paese, che allora programmano di far venire qui la famiglia, e anche in quel caso quindi, pur essendovi una condizione di momentanea emarginazione, si tratta di individui che hanno un progetto di vita, seppur nella sua modestia..

La condizione in cui versano invece molti dei nostri connazionali completamente emarginati (e parecchi Italiani lo sono) è quella di persone senza famiglia, senza casa, senza lavoro, magari alcoliste, persone quindi che tendono a rappresentare un universo di marginalità più estrema, più complessa. Ci sono quindi varie forme di emarginazione, anche molto differenti fra loro, ma questo purtroppo viene spesso viene dimenticato. Ci sono persone, come appunto molti immigrati, specie gli eirregolarif, che pur trovandosi in difficili condizioni di vita non sono propriamente emarginate perché hanno comunque un minimo di progettualità per la loro vita. Al contrario, vi sono molti individui, soprattutto fra gli Italiani, che sono molto spesso persone spente, che non hanno più un avvenire, che si lasciano andare e quindi sono molto più emarginati degli altri.

 

È difficile, allora, entrare in contatto con queste persone fra le più emarginate? Siete voi medici volontari ad avvicinarvi a loro? In particolare, come si stabilisce il contatto quando è in funzione il vostro camper-ambulatorio presso la Stazione Centrale di Milano?

LfUnità Sanitaria Mobile con la quale da anni siamo presenti ogni sera, dal lunedì al venerdì, nella zona della Stazione Centrale di Milano è diventata ormai una specie di gistituzioneh per i vari emarginati della città, e comunque un punto di riferimento per le loro necessità medico-sanitarie. Perciò sono gli stessi pazienti che vengono a trovarci, a esporci i loro problemi, e chi ha bisogno sa peraltro che può contare sul nostro aiuto senza doversi scontrare con pericoli o barriere di sorta (alle persone che assistiamo chiediamo semplicemente nome e cognome).

Io però sono convinto che esista ancora una consistente categoria di persone che sono del tutto abbandonate e che non hanno neanche la capacità di trovare questi minimi punti di ancoraggio che qui a Milano ci sono, e mi riferisco non soltanto allfambulatorio di gMedici del Mondoh, ma in generale a tutte le strutture similari di molte altre associazioni; non lo cercano neanche un contatto con queste strutture, proprio perché sono persone completamente ripiegate su sé stesse, senza più contatti con la realtà, e allora anche per unfassociazione di volontariato come la nostra diventa molto difficile intervenire a loro favore.

 

Non è soltanto, allora, un problema di carattere economico quello che sta dietro alcune forme di emarginazione anche estremac

Infatti in questi casi si tratta normalmente di persone che, oltre alla perdita del lavoro, hanno avuto problemi molto difficili in famiglia, persone che si trovano abbandonate a sé stesse, e che spesso, ripeto, hanno problemi di alcolismo: o perché erano dedite allfabuso di alcol già da prima, oppure perché sono diventate alcoliste una volta che gli altri problemi sono divenuti insormontabili. Molte di queste persone le incontriamo proprio nella zona della Stazione Centrale di Milano, dove come gMedici del Mondoh siamo in servizio nelle ore serali con la nostra Unità Sanitaria Mobile: la loro viene ormai definita come gcompagnia del tavernelloh, o gdel vinesfch, espressione popolaresca con la quale vengono appunto indicate queste persone che hanno quasi sempre i cartoni del vino in mano. Una categoria di persone (quella degli emarginati-alcolisti, n.d.a) nella quale la quota degli Italiani è molto alta e comunque decisamente superiore a quella dei non Italiani.

 

Dottor Boioli, varie iniziative che qui a Milano vedono impegnata lfassociazione gMedici del Mondoh vengono svolte anche in collaborazione con il Comune di Milano, in particolare con lfAssessorato alle Politiche Sociali. Può illustrarci alcune di queste iniziative?

Fra le diverse iniziative che svolgiamo in collaborazione con il Comune di Milano vi è  gOperazione Freddoh: questfiniziativa consiste nella gestione (da parte del Comune di Milano o da parte di associazioni collegate al Comune stesso) di centri di accoglienza invernali, voluti per impedire che la gente disagiata e senzatetto muoia di freddo per strada; in questi centri di accoglienza, il lavoro di assistenza medica di cui si fa carico gMedici del Mondohviene svolto da vari medici, psicologi e infermiere impegnati nellfassociazione stessa. Altra iniziativa alla quale collaboriamo con il Comune di Milano è gIl pane e le roseh, unfattività di assistenza medica che viene svolta nei mesi estivi, a sostegno delle persone anziane.

Vi è poi lfattività di assistenza medica che, come già ricordato, svolgiamo in campi nomadi di Milano, sempre in accordo con il Comune di Milano. Per lfacquisto dei farmaci lo stesso Comune di Milano stanzia un contributo e questo ci consente di far fronte a periodi che, come lfanno scorso, sono talvolta molto impegnativi dal punto di vista della spesa farmaceutica richiesta in questfattività. Alcuni tipi di farmaci riusciamo a raccoglierli, altri farmaci invece (per esempio gli antibiotici) dobbiamo comprarli.

 

Proprio in merito alla raccolta di farmaci: in costa consiste lfaiuto che gMedici del Mondoh, per tutte le sue attività a favore dei più disagiati, riceve da gBanco farmaceuticoh?

gBanco farmaceuticoh ci aiuta molto, in quanto ci fornisce grandi quantità di farmaci da banco quali: antidolorifici, aspirine, e in generale tutti quei farmaci che servono per combattere le malattie da raffreddamento. Materiale utilissimo per lfattività che viene svolta dalla nostra associazione e che ormai da anni viene ci viene offerto da questa importante organizzazione. Questo per ciò riguarda i farmaci da banco. Per altre categorie di farmaci, come gli antibiotici, i cortisonici, gli antinfiammatori più pesanti (e comunque per tutti quei farmaci che, per intenderci, richiedono la ricetta medica) dobbiamo invece ricorrere allfacquisto.

 

Quali sono, dottor Boioli, le caratteristiche-tipo dei medici che prestano attività di volontariato in gMedici del Mondoh? Quali sono le origini lavorative prevalenti?

I medici della nostra associazione hanno unfetà media relativamente alta e, in particolare per quanto riguarda i medici che danno il maggiore contributo operativo a gMedici del Mondoh, vi sono molti medici pensionati (sono questfultimi che, propriamente, gtengono in piedih lfassociazione). Ciò trova una spiegazione nel fatto che oggigiorno i medici giovani, soprattutto quelli che prestano servizio in ospedale, devono affrontare ritmi e turni di lavoro molto più pesanti di una volta; ed è anche giusto che questi giovani abbiano la possibilità di divertirsi in maniera più consistente di quanto non facciamo noi, medici più anziani.

Quanto allforigine lavorativa dei medici impegnati in gMedici del Mondoh, abbiamo sia medici che provengono dalla medicina generale, sia medici ospedalieri, più alcuni medici specialisti. La nostra associazione può inoltre contare su vari tipi di supporto anche ultraspecialistico, come quello che alcuni medici reperibili gsu chiamatah ci forniscono per affrontare urgenze o necessità particolari.

 

Quale disponibilità di tempo viene richiesta ai vostri medici-volontari?

In genere, per lfimpegno nella nostra associazione gMedici del Mondoh, tendiamo a chiedere un minimo di continuità ai medici volontari: al massimo, 3-4 ore al mese. Il requisito della continuità, fosse pure con un impegno minimale in termini di ore mensili, è ovviamente importante per il funzionamento della nostra attività; diversamente, il medico che venisse in associazione solo occasionalmente, una volta ogni mese o ogni due mesi per ipotesi, si troverebbe male lui stesso, non conoscerebbe magari il collega che gli ha lasciato delle note sui pazienti, non conoscerebbe gli infermieri, non saprebbe dove trovare il materiale, e comunque si troverebbe spaesato. Un minimo di continuità quindi è essenziale, altrimenti si perdono i contatti con le nostre attività e ci si ritrova ad essere estranei rispetto allfassociazione.

 

Nella realtà dei fatti di ogni giorno, a contatto con le forme di disagio sociale più complesse, ritiene possa dirsi gratificante il vostro lavoro di medici volontari? E quali aspettative, allora, incoraggiate o meno nei medici che entrano a far parte di gMedici del Mondoh?

Nella realtà il nostro lavoro di medici volontari è gratificante fino a un certo punto..  Una delle prime cose che infatti spieghiamo a chi viene a lavorare con noi è: gnon aspettarti che ti dicano grazie, se ci ringraziano ci fa piacere ma non è obbligatorioh. Spesso, noi medici volontari che siamo a contatto con le forme di disagio e di emarginazione più diverse, abbiamo a che fare anche con una parte di popolazione un pof aggressiva, e capita allora che ci vengano rivolte lamentele o accuse di vario tipo.. Comunque, a parte alcune punte di asprezza, tutto sommato quello che svolgiamo è un lavoro di soddisfazione.

 

Potrebbe farci qualche esempio di questi comportamenti da parte dei vostri utenti? Quali sono le accuse o le lamentele più ricorrenti?

Spesso da parte dei nostri assistiti cfè una tendenza a chiedere cose inutili, soprattutto farmaci non necessari. Alcuni, non appena giunti da noi, chiedono gdammi questo, dammi quello..h: ecco, di fronte a simili pretese, a simili insistenze, noi invece non dobbiamo desistere, perciò li visitiamo, valutiamo le loro condizioni di salute, somministriamo quanto è realmente necessario, e stiamo ben attenti ad evitare che i nostri assistiti si dedichino a gconsumismoh di farmaci o, peggio, a commercio di farmaci. Io sui farmaci sono abbastanza parsimonioso, perché si devono prendere solo quando realmente servono.

Vi sono poi, come dicevo, pazienti un pof aggressivi i quali, se cerchiamo di spiegar loro che un determinato farmaco non può essere prescritto o somministrato, subito ci accusano di discriminarli, di non essere attenti nei loro confronti, e magari ci dicono: gse io fossi uno che paga, voi quei farmaci me li daresteh, e altre frasi simili. È per questo, ripeto, che ai medici volontari della nostra associazione ricordiamo che non devono aspettarsi di essere sempre ringraziati. Noi insomma forniamo la prestazione, ma spesso ci rendiamo conto che lfutente si aspettava ben altro. Cfè sempre un'attesa, nei pazienti, che mitizza un pof il ruolo del medico..

Significativo, a tale riguardo, è anche il rapporto che, sempre come gMedici del Mondoh, abbiamo con i vari immigrati. Tante volte ci troviamo a spiegare che il loro caso non è trattabile, o, altre volte, che il trattamento della loro malattia richiede di seguire un iter che è complicato anche per gli Italiani, perché per esempio ci sono interventi che nel nostro Paese è difficile ottenere rapidamente; ebbene, quando io dico loro gquesta è una cosa che sarebbe difficile risolvere anche se tu fossi Italianoh, mi rendo conto che tali spiegazioni non vengono ben tollerate e che invece il paziente si aspetterebbe di ottenere tutto e subito. Tuttavia, come ho già avuto modo di sottolineare, questa è la linea secondo la quale come gMedici del mondoh ci muoviamo, e quindi anche ai pazienti che provengono da altri Paesi indichiamo lo stesso percorso che seguono gli Italiani, con il rispetto di tutte le regole e le modalità previste dal nostro sistema sanitario.

 

Come è strutturata lfattività dellfambulatorio dentistico che, di recente, avete aperto qui a Milano sempre presso la sede dellfOpera San Francesco di SantfAngelo, in via Bertoni? Quali servizi offre? Essendo lfaccesso alle cure dentali spesso proibitivo anche per la gente più gcomuneh, è ragionevole prevedere che un ambulatorio come il vostro abbia in breve tempo unfutenza cittadina molto vasta..

Lfambulatorio dentistico si trova presso la sede dellfOpera San Francesco di SantfAngelo, dove è situato da anni anche il nostro ambulatorio di medicina generale. È stato attivato da un gruppo di medici consociati dentisti (Convivio Ondontostomatologico Milanese – n.d.a.) in collaborazione con gMedici del Mondoh, in base a una convenzione che è stata stipulata con la Fondazione Fratelli di San Francesco dfAssisi-Onlus. Di questo ambulatorio dentistico avevamo molto bisogno, perché le persone che assistiamo sono frequentemente soggette a problemi di ascessi (a volte anche a causa di una scorretta igiene dentale) e hanno spesso bisogno di sottoporsi a estrazioni, devitalizzazioni, cura di carie. Questi sono appunto i tipi di intervento che vengono eseguiti nel nostro ambulatorio dentistico e che nella maggior parte dei casi consistono in lavori anche molto impegnativi di gbonificah, cioè eliminazione dei denti distrutti e delle radici infette: una parte interventistica, questa, molto pesante, che per il nostro ambulatorio dentistico (e a differenza di quanto accade invece nei normali studi dentistici) costituisce lfattività principale. Naturalmente vengono eseguite anche attività conservative, in modo da salvare il più possibile i denti ancora sani.

Complessivamente, il lavoro che viene svolto nellfambulatorio dentistico di Via Bertoni è molto intenso: ci sono due poltrone dentistiche che funzionano in parallelo tutte le mattine a pieno ritmo, ogni giorno vengono riservati almeno due posti per le urgenze più importanti; per le altre necessità, i pazienti vengono messi in nota e visitati dai nostri dentisti.

Al momento invece non ci occupiamo ancora di protesica, però cfè unfipotesi di avviare un minimo di attività pure in quel campo, dal momento che la difficoltà di accesso rappresenta anche in questo caso un serio problema per molte persone, anche per quelle non propriamente indigenti (come fatto notare nella Sua domanda) ma più semplicemente con ridotte disponibilità economiche.

 

Dottor Boioli, come Presidente di gMedici del Mondo Italiah, quindi di unfassociazione che conosce molto bene le varie realtà di disagio e di emarginazione sociale presenti nel nostro Paese, quali di queste realtà, secondo Lei, richiedono attualmente interventi più urgenti e più decisivi?

Io credo che, in questo momento e nei prossimi anni, occorra affrontare seriamente la gravissima situazione di disagio in cui versano i Rom. Che queste popolazioni rappresentino per il nostro Paese un problema sociale, siamo noi i primi a dirlo, però se non si attiveranno quanto prima degli interventi strutturali per sistemare queste migliaia di persone, credo che avremo delle brutte sorprese, soprattutto sul piano della delinquenza. Mi rendo conto che la gente comune è per lo più spaventata da questo problema e, certamente, la proposta di mettere in atto strategie complessive, serie, di carattere istituzionale può anche risultare impopolare. Però le sacche di emarginazione vera e drammatica, come quelle appunto presenti nei campi Rom, generano disperazione: e la disperazione è una pessima consigliera, perché quando si è disperati si tende a commettere gli atti più violenti, i reati più aggressivi nei confronti di tutta la comunità. Del resto quella che vive nei campi nomadi più disastrati è gente che non ha niente da perdere, è gente che vive gnella fognah, nel vero senso del termine. Lei non avrà neanche una vaga lontana immagine di quello che abbiamo visto nei campi nomadi di Milano: situazioni peggiori di quelle che evocano le immagini da Terzo Mondo, bidonville dove le condizioni igieniche sono impensabili. Avendo il coraggio di andare, per esempio, nel campo Rom di Via Triboniano verso lfora dellfimbrunire, si possono vedere torme (sottolineo: torme) di topi in mezzo alle baracche, che girano fra la gente, anche tra i bambini più piccoli.

 

Condizioni di vita e igienico-sanitarie tanto terribili, come quelle qui ricordate, spiegano certo molto bene il concetto di gemarginazione estremah e come questa possa comportare problemi sociali anche molto preoccupantic Sempre nellfattività di cura e assistenza che, come gMedici del Mondoh, svolgete da anni nei campi Rom, qual è la categoria di persone di cui vi occupate maggiormente?

Nei campi nomadi, noi di gMedici del Mondoh lavoriamo soprattutto a tutela della salute dei bambini, che comunque, quale che sia la storia delle famiglie o dei popoli o delle nazioni di appartenenza, sono sempre innocenti. Nei campi Rom di cui ci occupiamo, di bambini ce ne sono a centinaia: bambini che, come in parte ho avuto modo di spiegare, vivono in condizioni che non sono tollerabili, né per loro né per noi, e che li espongono al rischio di contrarre le più varie malattie, pregiudicando quindi le stesse possibilità di crescita. Non a caso, presso i Rom, la popolazione di anziani è molto esigua; il fatto che gli zingari anziani siano rari si spiega con una media di mortalità che nelle stesse popolazioni Rom è molto sfavorevole rispetto a quella della nostra popolazione.

 

Da quanto finora considerato, sembra di capire che il solo di volontariato non basta, almeno in Italia, a risolvere il problema di estremo degrado in cui versano varie comunità Rom. È così? E infine, sempre a proposito dei campi Rom, che tipo di iniziative ritiene sia necessario avviare in ambito europeo?

Per risolvere i problemi di grande degrado dei vari campi Rom presenti nel nostro Paese, servono ben altro che le attività di solo volontariato: occorrono, come sottolineavo prima, veri e propri interventi strutturali, predisposti dalle Regioni, dai Comuni, dai vari enti istituzionali. Pur essendo, quella Rom, una popolazione con sue proprie caratteristiche (di storia, di cultura etc.) che ne rendono difficile lfinserimento nella nostra società, non possiamo far finta che non esista: e questo, ripeto, sia perché certe condizioni di vita non sono tollerabili, sia per prevenire lo spiacevole rischio che gli stati di disperazione spingano sempre più sulla via della delinquenza. Per affrontare efficacemente questi problemi ci vorrebbe grande coraggio da parte delle istituzioni e servirebbero piani di investimento, azioni di responsabilizzazione di tutti gli interessati; azioni, invece, come quelle di sgombero o di spostamento non fanno che lasciare la situazione come prima o peggio di prima.

Ma anche per lfEuropa complessivamente considerata si pone lfesigenza di affrontare i problemi dei campi Rom con strategie più complessive, concertate in ambito istituzionale. Finora la Comunità Europea si è limitata a fare dei grandi discorsi, mentre invece occorrerebbe avviare quanto prima un progetto poliennale. Un progetto che preveda interventi per circa trentfanni consecutivi, in modo da ottenere risultati significati e stabilizzarli nel tempo.

 

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RIFERIMENTI UTILI

 

 

gMedici del Mondoh Italia:

Sede: Via Bambaia 10, 20131 Milano

Tel. e fax: 02.28.97.02.26

E.mail: posta@medicidelmondo.org

Sito Internet: www.medicidelmondo.org

 

 

Ambulatori (di medicina generale e dentistico) presso:

Opera San Francesco di SantfAngelo, Via Bertoni 9, 20121 Milano.

Unità Mobile (camper-ambulatorio) presso Stazione Centrale di Milano (ore serali).

 

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gMedici del Mondoh Italia e gMédecins du Mondeh.

 

Lfassociazione italiana gMedici del Mondoh Onlus segue gli stessi principi di gMédecins du Mondeh, rete associativa internazionale (indipendente da gruppi politici, economici e religiosi) con delegazioni in 12 Paesi: Argentina, Belgio, Canada, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera.

Fondata in Francia nel 1980, gMédecins du Mondeh opera grazie al lavoro di più di 3000 operatori sanitari tra medici, chirurghi, infermieri e volontari. Gli impegni principali di gMédecins du Mondeh sono quelli di: soccorrere e curare le popolazioni più povere; lottare contro la violazione dei diritti dellfuomo e contro le difficoltà di accesso allfassistenza sanitaria; intervenire al di là delle frontiere per azioni di soccorso e solidarietà in caso di guerre e calamità naturali, fornire assistenza e cura anche alle migliaia di senzatetto che popolano le grandi città e a coloro che sono esclusi dalle cure sanitarie.

 

( www.medecinsdumonde.org )

 

 

 

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LfUnità Mobile di gMedici del Mondoh a Milano

 

LfUnità Mobile di MdM è presente davanti alla Stazione Centrale di Milano, cinque giorni alla settimana dal lunedì al venerdì, dalle 21 alle 23.30. Ad essa si rivolgono per visite mediche circa venti pazienti ogni sera. Le patologie dei pazienti che giungono allfUnità Mobile di MdM differiscono in parte da quelle riscontrate nei centri di accoglienza e sono rappresentate per circa il 50% da ferite, traumi, malattie della pelle e da raffreddamento.

 

 

 

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gBuon Samaritanoh

Unità mobile notturna attiva durante l'emergenza freddo

(da Novembre ad Aprile)

 

gBuon Samaritanoh è un'altra iniziativa di soccorso contro lfemergenza freddo che vede impegnata lfassociazione gMedici del Mondoh. Voluta dai fratelli di S. Francesco  per offrire aiuto ai senzatetto, è svolta in collaborazione con lfATM (Azienda dei Trasporti Milanesi) che ha messo a disposizione unfUnità mobile notturna. Su questa Unità mobile, dalla 21 alle 24, oltre alle distribuzione di bevande calde e generi alimentari di immediato conforto, vengono fornite prestazioni sanitarie dai volontari di gMedici del Mondoh. Inoltre quando possibile si accoglie chi ne fa richiesta presso un dormitorio disponibile.

 

 

 

 

[ Note: pubblicazione delle foto per gentile concessione di gMedici del Mondoh Italia. ]

 

Marina Palmieri

 

 

 

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Info Pubblicazioni:

- Bollettino Cardiologico N. 135, Settembre 2005

 

 

 

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