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PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA:

UN PUNTO DELLA SITUAZIONE PER RIFLETTERE.

 

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SALUTE / DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

 

____DALL’ARCHIVIO DI COMUNICARECOME____

 

PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA:

UN PUNTO DELLA SITUAZIONE PER RIFLETTERE.

«Sono tuo padre perché sarò lì quando tu mi cercherai e avrai bisogno di me»:

l’impegno del professor Carlo Flamigni anche nelle parole di un libro d’informazione dialettica e di chiara divulgazione scientifica.

 

- di Marina Palmieri -  Info Pubblicazioni, Procreazione Medicalmente Assistita

 

“Lasciatemi cominciare con una citazione che mi piace. Dice William James: «Vorrei sviluppare la mia riflessione sull’idea che l’istituto naturale della maternità e della paternità non esiste affatto e che spesso si tratta solo di un mito molto enfatizzato in Occidente. Si tratta di un’affermazione che s’incentra su una certa visione dell’uomo, tipica della nostra società, in cui la scienza, e in particolare la medicina, pretendono di avere la chiave della nostra identità. (..) ..così come è biologicamente vero che una gravidanza è il prodotto della fecondazione di un ovulo per opera di uno spermatozoo, allo stesso modo è sbagliato trarne una qualsiasi definizione di paternità e naternità, definizione che è di ordine simbolico e non di ordine biologico.”

(Carlo Flamigni, da “Il libro della procreazione”)

 

Dopo settimane di accese polemiche è stata approvata, nello scorso dicembre, la legge italiana sulla procreazione assistita. Ma le polemiche, com’è noto, non sono affatto sopite, e infatti da più parti sociali sono già state ventilate possibili azioni che, come ad esempio il referendum abrogativo e l’eventuale ricorso alla Consulta da parte di coppie sterili, potrebbero riportare l’argomento della procreazione medicalmente assistita (PMA) nel vivo dell’attenzione generale e a nuovi punti di svolta. A ciò si aggiungano i risultati dei sondaggi di popolazione, che sui punti più discussi della nuova normativa hanno dimostrato pareri largamente contrastanti. Stante, dunque, il perdurare delle polemiche e delle reazioni sul tema della PMA così come attualmente regolamentato e dunque anche alla luce del fatto che l’attuale normativa in materia sembra prestarsi ad ulteriori spazi di discussioni e modifiche, cercheremo di ragionare insieme su quelli che, secondo gli esperti della PMA, costituirebbero i punti più controversi dell’applicazione della normativa stessa. Il tutto, naturalmente, senza la pretesa di essere esaustivi su un tema tanto vasto e complesso, anzi tenendo presente quella tesi seconda la quale “troppa informazione significa nessuna informazione” (tesi, si aggiunge, tornata in auge proprio in occasione degli aspri dibattiti sulla legge della PMA) e cercando di offrire dei primi spunti di riflessione sugli aspetti della fecondazione assistita che più direttamente interessano, e interesseranno, coloro che desiderano mettere al mondo un figlio.

Una risorsa preziosa, in tal senso, è quella fornita dalla recente pubblicazione, in nuova edizione aggiornata per i tipi Oscar Saggi Mondadori della collana Scienza, del volume “Il Libro della Procreazione” del prof. Carlo Flamigni (1), professore ordinario di ginecologia e ostetricia all’Università degli Sudi di Bologna. La pubblicazione di questo volume, un’opera corposa, dettagliata e allo stesso tempo di fluida leggibilità anche per i non addetti lavori (“...era mia intenzione darvi solo un’idea di quanto si potrebbe fare e di quanto poco si fa in un settore così delicato e importante come quello della divulgazione scientifica”, scrive lo stesso prof. Flamigni nella Prefazione), si è peraltro inserita a buon diritto nell’incontro “Diritto/Desiderio di essere madre” organizzato lo scorso 29 Ottobre al Circolo della Stampa di Milano: incontro nel quale sono confluite anche posizioni di diverso orientamento etico e socio-politico, ma che soprattutto è stata l’occasione per fornire alla letteratura specialistica sull’argomento una serie di atti e documenti di chiaro valore divulgativo medico-scientifico, come pure di indubbia portata storica nell’intera tematica della procreazione medicalmente assistita (PMA). Nelle pagine che seguono, si cercherà in particolare di offrire una fotografia dell’evoluzione della PMA così come ad oggi confortata da dati, risultati, esperienze di chi da anni opera in questo campo e di mettere in risalto alcune delle principali conseguenze prospettate, sempre da parte degli esperti, in relazione all’applicazione della nuova legge.

 

 

I punti più dibattuti della legge.

Approvato in via definitiva l’11 Dicembre 2003, il disegno di legge n. 1514 recante “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” ha tenuto in sospeso buona parte del nostro Paese su alcuni punti che, più di tutti, costituiscono anche il cosiddetto nucleo etico della normativa stessa. A quel nucleo si fanno riferire, oltre ai requisiti soggettivi di cui all’Art. 5 (“.. possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi.”), anche il divieto a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, di cui all’Art. 4 comma 3, e una serie di misure e di limiti ad alcune tecniche di procreazione assistita, vd. Artt. 13 e 14 rispettivamente su “Sperimentazione sugli embrioni umani” e su “Limiti all’applicazione delle tecniche sugli embrioni”, che meritano una particolare attenzione per la salute della donna e del nascituro e per le opzioni medico-scientifiche. Considerata l’articolazione complessa di quest’ultime disposizioni e per rendere più chiaro il nesso con le considerazioni che seguono, ne riportiamo qui seguito il testo (2):

 

Capo VI

MISURE DI TUTELA DELL’EMBRIONE

 

Art. 13.

(Sperimentazione sugli embrioni umani)

 

1. È vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano.

 

2. La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative.


3. Sono, comunque, vietati:

a) la produzione di embrioni umani a fini di ricerca o di sperimentazione o comunque a fini diversi da quello previsto dalla presente legge;

b) ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell’embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo;

c) interventi di clonazione mediante trasferimento di nucleo o di scissione precoce dell’embrione o di ectogenesi sia a fini procreativi sia di ricerca;

d) la fecondazione di un gamete umano con un gamete di specie diversa e la produzione di ibridi o di chimere.


4. La violazione dei divieti di cui al comma 1 è punita con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 50.000 a 150.000 euro. In caso di violazione di uno dei divieti di cui al comma 3 la pena è aumentata. Le circostanze attenuanti concorrenti con le circostanze aggravanti previste dal comma 3 non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste.

5. È disposta la sospensione da uno a tre anni dall’esercizio professionale nei confronti dell’esercente una professione sanitaria condannato per uno degli illeciti di cui al presente articolo.

 

 

Art. 14.

(Limiti all’applicazione delle tecniche  sugli embrioni)

 

1. È vietata la crioconservazione e la soppressione di embrioni, fermo restando quanto previsto dalla legge 22 maggio 1978, n. 194.

 

2. Le tecniche di produzione degli embrioni, tenuto conto dell’evoluzione tecnico-scientifica e di quanto previsto dall’articolo 7, comma 3, non devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre.


3. Qualora il trasferimento nell’utero degli embrioni non risulti possibile per grave e documentata causa di forza maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione è consentita la crioconservazione degli embrioni stessi fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile.


4. Ai fini della presente legge sulla procreazione medicalmente assistita è vietata la riduzione embrionaria di gravidanze plurime, salvo nei casi previsti dalla legge 22 maggio 1978, n. 194.

5. I soggetti di cui all’articolo 5 sono informati sul numero e, su loro richiesta, sullo stato di salute degli embrioni prodotti e da trasferire nell’utero.


6. La violazione di uno dei divieti e degli obblighi di cui ai commi precedenti è punita con la reclusione fino a tre anni e con la multa da 50.000 a 150.000 euro.


7. È disposta la sospensione fino ad un anno dall’esercizio professionale nei confronti dell’esercente una professione sanitaria condannato per uno dei reati di cui al presente articolo.


8. È consentita la crioconservazione dei gameti maschile e femminile, previo consenso informato e scritto.

 

9. La violazione delle disposizioni di cui al comma 8 è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 50.000 euro.

 

Questi alcuni punti-chiave della recente normativa sulla PMA che più hanno fatto e fanno discutere e che, con maggiore rigore, ridefiniscono i campi di applicabilità delle tecniche di PMA. Su questi, ma anche su altri punti forse meno evidenti in quanto a formulazione lessicale e tuttavia altrettanto importanti, si concentrano importanti interrogativi sul piano medico-scientifico. Vediamo, punto per punto, di esaminarli.

 

 

Etica o etiche? Da tempo, una proposta di mediazione sulla procreazione assistita.

«Sono tuo padre perché sarò lì quando tu mi cercherai e avrai bisogno di me». Con questo incipit il prof. Flamigni, nel menzionato incontro al Circolo della Stampa di Milano, ha ricordato quella che da tempo è la sua proposta di mediazione sul problema: la possibilità di congelare ovociti. Una tecnica, questa, ancora allo stato sperimentale ma che ha già prodotto risultati incoraggianti. Si veda, a tale proposito, anche Bollettino Cardiologico n. 58 del 1997 con servizio in esclusiva “La nascita di Elena: un evento scientifico mondiale”, sul successo di una tecnica di congelamento di ovociti realizzata dallo stesso prof. Carlo Flamigni e dalla dr.ssa Eleonora Porcu, al Centro di sterilità e fecondazione assistita dell’Università di Bologna. (3)

Una tecnica, dunque, che ha già risultati significativi all’attivo e che si prevede, anche in base a dichiarazioni ufficiose rilasciate proprio all’indomani dell’approvazione del decreto di legge sulla procreazione medicalmente assistita, possa in un futuro anche prossimo fare il salto di qualità dalla fase di sperimentazione a un fase di consolidamento su vasta scala, come alternativa fra le varie tecniche di PMA. Ma torniamo ora alle parole del prof. Flamigni e alle implicazioni, mediche e nondimeno etiche, comprese nella formulazione di quella che da tempo è la sua proposta di mediazione: “(..) senza costringere le coppie che potranno permetterselo a cercare all’estero quello che in Italia non potranno più ottenere, è necessario attuare un tentativo di mediazione. Una proposta di mediazione che sia reale e percorribile. Ne parlo da tempo con il rischio di essere considerato traditore dai miei stessi compagni di squadra. Fino ad oggi la discussione è stata frettolosa e non sempre provvida dal punto di vista tecnico. Pensiamo alla riflessione sulla sterilità come disagio. Perché parliamo di disagio? La risposta dei cattolici è “perché i figli sono un dono di Dio”. Ma la sterilità è anche malattia. Spesso la medicina considera la sofferenza una malattia e la tratta come tale, anche se non esistono cure, terapie vere e proprie. È così anche per il diabete: non esistono cure, ma terapie dei sintomi. Eppure questo non ne cambia lo statuto di malattia. Fondamentale la questione dello stato dell’embrione. Un documento dei medici cattolici della Facoltà di medicina di Roma dichiara che “la vita comincia con il concepimento e finisce con la morte”. Un altro documento, firmato da embriologi, anche cattolici, ribatte che non si può affermare che “l’embrione sia uno di noi”: è biologicamente falso. La mediazione è possibile. Perché ci sono persone che non si pongono particolari problemi religiosi, ma si pongono, questo sì, un problema politico nei confronti di una cittadinanza prevalentemente cattolica che mostra segni di sofferenza pensando all’accumulo di embrioni e ovociti nei centri di PMA. È per arrivare ad una mediazione con questa popolazione che si può pensare al congelamento degli ovociti. A oggi, con questa tecnica, sono stati ottenuti una settantina di bambini, tutti sani. È vero che si tratta di un percorso ancora sperimentale, ma bisogna andare avanti. Concederci il tempo per verificare se il congelamento di ovociti può sostituire quello di embrioni mi sembra una proposta di mediazione interessante.”

 

 

Divieto di tecniche eterologhe e di terapia genica.

 

Art. 4. (Accesso alle tecniche)

(..)
3. È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.

 

Art. 12. (Divieti generali e sanzioni)

(..)

7. Chiunque realizza un processo volto ad ottenere un essere umano discendente da un’unica cellula di partenza, eventualmente identico, quanto al patrimonio genetico nucleare, ad un altro essere umano in vita o morto, è punito con la reclusione da dieci a venti anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Il medico è punito, altresì, con l’interdizione perpetua dall’esercizio della professione.

 

Sul divieto di ricorso a tecniche di PMA eterologhe e in particolare sul divieto di donare gameti, la tesi sostenuta dal prof. Flamigni nella sua opera “Il libro della procreazione” e ribadita anche durante il recente incontro al Circolo della Stampa di Milano si sofferma su quello che viene definito il carattere “antistorico” di tali proibizioni, proibizioni “legate al tentativo di proteggere un concetto di famiglia molto tradizionale”.  “Oggi – ha ricordato il luminare dell’Università di Bologna - ci troviamo di fronte a gruppi sociali che si propongono allo Stato come famiglie assumendosi la responsabilità della propria convivenza. Si tratta di una situazione nuova in cui lo Stato deve intervenire perché all’interno di questi gruppi c’è sempre una persona debole da difendere che chiede protezione allo Stato. C’è inoltre un concetto nuovo di genitorialità: una genitorialità che non dipende esclusivamente dalla trasmissione dei propri gameti, ma basata sulla promessa di presenza: «sono tuo padre perché sarò lì quando mi cercherai e avrai bisogno di me». Infine – ha sottolineato il prof. Flamigni – questa legge impedisce di fare terapia genica. Il fantasma che si cela dietro questa proibizione è quello dell’eugenetica positiva. Ma l’eugenetica positiva non esiste. Se oggi c’è un problema è la divaricazione sempre maggiore tra ciò che la genetica può comprendere e ciò che può fare. Possiamo dire ad una madre che suo figlio nascerà sano e a vent’anni sarà inchiodato su una carrozzella, ma non possiamo far nulla per evitare che ciò accada. Non siamo capaci di fare l’unica cosa che giustificherebbe questa conoscenza: la terapia genica. Il fantasma dell’eugenetica va cancellato, ma bisogna anche tranquillizzare la popolazione a cui arrivano messaggi sempre più distorti su quest’argomento. In che modo? Semplicemente stilando un elenco delle malattie genetiche che meritano una selezione degli embrioni.”

(vd. box, N.d.A.)

 

Malattie genetiche trasmissibili alla prole

identificabili mediante diagnosi genetica preimpiantatoria

Acondroplasia

Malattia del core centrale

Agammaglobulinemia

Malattia di Gaucer

Anemia falciforme

Malattia di Huntington

Anemia di Fanconi

Malattia di Alport

Atrofia muscolare spinare/bulbare

Malattia di Tay-Sachs

Deficienza di antitripsina a1

MELAS

Deficienza della catena lunga dell’enzima idrossiacil CoA deidrogenasi

Miopatia miotubolare legata al cromosoma X

Deficienza dell’enzima ornitina-transcarbamilasi

Neoplasia endocrina multipla tipo II

Deficienza della proteina trifunzionale mitocondriale

Neurofibromatosi I e II

Displasia efiseale multipla

Osteogenesi imperfetta I e IV

Distrofia miotonica

Poliposi coli adenomatoso familiare

Distrofia muscolare di Becker

Retinite pigmentosa

Distrofia muscolare di Duchenne

Rhesus (Rh D)

Emofilia A e B

Sclerosi tuberosa

Epidermolisi bullosa

Sindrome di Cruzon

Esclusione HD

Sindrome di Di George

FAP-Gardner

Sindrome di Hunter MPS II

Fenilchetonuria

Sindrome di Lesch-Nyhan

Fibrosi cistica

Sindrome di Marfan

Idrocefalo legato al cromosoma X

Sindrome oro-facciale-digitale tipo 1

Incontinentia pigmenti

Sindrome di Stickler

Insorgenza precoce della malattia di Alzheimer

Sindrome dell’X fragile

Ipoglicemia iperinsulinemica PHH1

Sindrome di Wiskott-Aldrich

Malattia di Charcot-Marie-Tooth 1° e 2°

Talassemia

Fonte: Carlo Flamigni “Il libro della procreazione”, Nuova edizione aggiornata Oscar Saggi Mondadori-Scienze, cfr. p.653, Tavola 22.

 

 

La procreazione assistita in Italia: alcuni dati sui Centri e sui risultati. Una complessità in via di regolamentazione.

 “Il panorama italiano della procreazione medicalmente assistita (PMA) è estremamente variegato e complesso”, ha affermato il prof. Carlo Flamigni, che ha poi illustrato il quadro dei centri italiani di PMA e ricordato i dati principali dei successi, in termine di nascite da fecondazione assistita, ottenuti negli stessi Centri.

Come e quanto cambierà la complessità di questo panorama italiano dei centri di PMA è un altro aspetto fondamentale che pone la nuova legge. Si veda al Capo IV sulla “Regolamentazione delle strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita”:

 

Art. 10. (Strutture autorizzate)

1. Gli interventi di procreazione medicalmente assistita sono realizzati nelle strutture pubbliche e private autorizzate dalle regioni e iscritte al registro di cui all’articolo 11.

 

Art. 11. (Registro)

1. È istituito, con decreto del Ministro della salute, presso l’Istituto superiore di sanità, il registro nazionale delle strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, degli embrioni formati e dei nati a seguito dell’applicazione delle tecniche medesime.

 

Della legge si veda anche, a tale proposito, l’Art. 12 su “Divieti generali e sanzioni”, con previsione di sanzioni amministrative pecuniarie, multe e finanche reclusione in relazione a varie fattispecie di violazione in materia di tecniche di procreazione medicalmente assistita:

 

Capo V

 

DIVIETI E SANZIONI

Art. 12.

(Divieti generali e sanzioni)

 

1. Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall’articolo 4, comma 3, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro.

 

2. Chiunque a qualsiasi titolo, in violazione dell’articolo 5, applica tecniche di procreazione medicalmente assistita a coppie i cui componenti non siano entrambi viventi o uno dei cui componenti sia minorenne ovvero che siano composte da soggetti dello stesso sesso o non coniugati o non conviventi è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 200.000 a 400.000 euro.


3. Per l’accertamento dei requisiti di cui al comma 2 il medico si avvale di una dichiarazione sottoscritta dai soggetti richiedenti. In caso di dichiarazioni mendaci si applica l’articolo 76, commi 1 e 2, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.


4. Chiunque applica tecniche di procreazione medicalmente assistita senza avere raccolto il consenso secondo le modalità di cui all’articolo 6 è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 50.000 euro.


5. Chiunque a qualsiasi titolo applica tecniche di procreazione medicalmente assistita in strutture diverse da quelle di cui all’articolo 10 è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 100.000 a 300.000 euro.


6. Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.


7. Chiunque realizza un processo volto ad ottenere un essere umano discendente da un’unica cellula di partenza, eventualmente identico, quanto al patrimonio genetico nucleare, ad un altro essere umano in vita o morto, è punito con la reclusione da dieci a venti anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. Il medico è punito, altresì, con l’interdizione perpetua dall’esercizio della professione.


8. Non sono punibili l’uomo o la donna ai quali sono applicate le tecniche nei casi di cui ai commi 1, 2, 4 e 5.


9. È disposta la sospensione da uno a tre anni dall’esercizio professionale nei confronti dell’esercente una professione sanitaria condannato per uno degli illeciti di cui al presente articolo, salvo quanto previsto dal comma 7.


10. L’autorizzazione concessa ai sensi dell’articolo 10 alla struttura al cui interno è eseguita una delle pratiche vietate ai sensi del presente articolo è sospesa per un anno. Nell’ipotesi di più violazioni dei divieti di cui al presente articolo o di recidiva l’autorizzazione può essere revocata.

 

 

Vediamo ora di che entità sia la presenza dei centri italiani di PMA, in base ai dati raccolti a livello istituzionale. Questa la situazione illustrata dal prof. Flamigni a fine Ottobre 2003: “Nel 1994 l’Istituto Superiore di Sanità ha istituito un registro dei centri italiani di PMA: la raccolta dati, terminata nel 1999, ha evidenziato una percentuale di gravidanze ottenute con tutte le tecniche utilizzate pari al 22,9%. Altri dati si possono evincere dall’indagine eseguita dal gruppo di lavoro istituito dal Ministro Veronesi per verificare la possibilità di crioconservare ovociti. Altri ancora, infine, derivano dal Registro europeo dell’ESHRE, (European Society of Human Reproduction and Embriology) e da quello americano. Secondo il registro dell’Istituto Superiore di Sanità, nell’anno 2000 si sono registrati 384 centri di PMA, di cui 132 eseguivano solo inseminazioni (I livello di attività), 54 avevano sospeso ogni attività e 198 eseguivano il II ed il III livello di attività (tecniche di fecondazione assistita).”

Dei centri che hanno risposto al questionario (184), ha ricordato il prof. Flamigni, 103 si occupavano di congelamento di liquido seminale, 27 di crioconservazione di ovociti e 74 di quella di embrioni, mentre solo in 49 centri era possibile effettuare l’ovodonazione.

Per quanto riguarda la distribuzione dei centri sul territorio italiano, la Lombardia è risultata al primo posto con 65 centri, seguita dal Lazio (56) e dalla Campania (40). Sicilia, Veneto e Puglia si sono assestate su 30 centri. In Val d’Aosta e Molise, invece, solo un centro.

“È bene ricordare – ha aggiunto il prof. Flamigni - che la prima nascita dopo fecondazione assistita è avvenuta in Gran Bretagna nel 1978 ed i primi centri italiani sono stati aperti nel 1981 a Palermo, Napoli e Bologna. All’estero il numero dei centri è nettamente inferiore: in Gran Bretagna l’ESHRE ne ha censiti 110, 92 in Francia, 75 in Germania, 36 in Spagna e solo 12 in Olanda. Il problema principale nel nostro Paese è di avere un gran numero di centri (il 74%) che eseguono pochi interventi (meno di 200 cicli l’anno) ed hanno una ridotta percentuale di successo. Solo il 64% dei centri piccoli, infatti, ha dichiarato di aver ottenuto più del 20% di successi, rispetto al 93% dei centri più grandi (che effettuano oltre 500 cicli annui).”

 

 

Le percentuali di successo prima dell’attuale legge sulla PMA. In previsione: aumento di parti plurigemellari e calo delle gravidanze con PMA.

Proseguendo, il prof. Flamigni si è soffermato su altri due aspetti fondamentali dell’applicazione delle tecniche di PMA, il primo dei quali riguarda le percentuali di successo sinora ottenute in Italia, anche in relazione alle percentuali di parti plurigemellari così come fino ad oggi stimate e così come, invece, si prospetterebbero: “Dai dati dell’l’Istituto Superiore di Sanità è anche possibile calcolare il numero complessivo di parti relativi all’anno 2000: 7.200 parti, comprese le gravidanze multiple. Se si tiene conto delle nascite (nel 2001 sono state 544 mila) si può affermare che l’1,30% dei nuovi nati in Italia è stato concepito con tecniche di PMA. La percentuale di successi è del 23,8%, inferiore a quella di altri Paesi (31,6% degli States e quasi il 28% in Europa), ma interessante se si valuta l’incidenza di gravidanze multiple che è inferiore al 14% contro il 26,3% dell’Europa e ben il 37,1% di gravidanze plurime in USA. Di fondamentale importanza, quando si parla di risultati delle tecniche di PMA è l’età media delle donne che si rivolgono alla fecondazione assistita e che in questi anni è cresciuta notevolmente passando dai 34 anni del ‘92 ai 35 anni del ’98 fino ai 37 del 2002. Tra i 20 e i 29 anni il 32% delle donne termina il ciclo di trattamento con un bambino in braccio; questa percentuale scende al 28% tra i 30 e i 34 anni, si aggira intorno al 25% tra i 35 e i 39 anni per assestarsi sul 14% nelle quarantenni. Utilizzando la casistica del centro bolognese di medicina riproduttiva Tecnobios Procreazione (4) – ha proseguito il prof. Flamigni - è possibile evidenziare le percentuali di successo in termini di gravidanze a seconda dell’età, ma soprattutto fare un confronto tra il trasferimento in utero di due oppure tre embrioni. Quando gli embrioni trasferiti sono tre  aumentano le percentuali di successo, ma aumenta anche notevolmente la percentuale di gravidanze trigemine. Ecco l’esempio: nelle donne più giovani (meno di 35 anni), con due embrioni si ha il 28,2% di gravidanze e solo lo 0,2% di parti plurigemellari. Se invece gli embrioni trasferiti sono tre la percentuale di successo sale al 35,5%, ma con ben l’8,2% di parti trigemini.”

Il secondo aspetto messo in risalto dal prof. Flamigni circa le conseguenze, in termini di percentuali di successo delle tecniche di PMA, prospettate con l’applicazione della nuova normativa riguarda la riduzione del tasso di gravidanze stesse. Una riduzione di oltre il 20% che, com’è stato spiegato, sarebbe conseguente al divieto di crioconservazione degli embrioni e che viene chiaramente indicato dal confronto dei risultati finora ottenuti con le tecniche di PMA, riferiti a donne con meno di 35 anni: 28,2% di gravidanze ottenute utilizzando embrioni freschi, percentuale attestatasi al 51,9% aggiungendo a quest’ultime le gravidanze ottenute dopo il trasferimento di embrioni crioconservati.

 

 

 

“I bambini nel cassetto: le molte facce della procreazione”.

“I bambini nel cassetto” di Marina Mengarelli Flamigni (5), sociologa all’Università degli Studi di Urbino, è una della altre opere divugaltive in materia di fertilità e procreazione che si rivolge a quanti volessero approfondire l’argomento anche dal punto di vista antropologico, socio-psicologico e filosofico. Campi di conoscenza, questi, e ambiti di interpretazione, intimamente intrecciati con quelli medico-scientifici in materia di procreazione assistita. Edito in versione aggiornata per i tipi della Franco Angeli, il libro è eloquentemente sottolitolato: “Le molte facce della procreazione: uno sguardo socio-culturale sulla fertilità e sulla infertilità” e offre ampio spazio anche all’indagine del concetto di maternità, così come veicolato nelle varie forme di cultura, nelle varie epoche storiche e nell’avvicendamento delle fasi di modernizzazione della società.

“Considerata, non solo come mandato biologico, ma come esperienza di vita, la fertilità si dimostra esposta a molteplici dterminazioni, non sempre consapevoli, sì che la sua apparente evidenza si frantuma in una serie di interazioni ad alto indice di problematicità. La linea seguita è quella della modernizzazione, ridefinita però nell’interfaccia tra oggettività e soggettività, in conformità alla domanda: “Si può parlare di modernizzazione se non si ha a che fare con la coscienza delle persone coinvolte?” (..) Marina Meregalli privilegia il paradgima della multifattorialità, sottolineando come le radici bio-socio-psicologiche della trasmissione della vita restino, nelle strutture interiori profonde, relativamente non permeabili rispetto all’uso di strumenti empirici di misurazione. (..) Esemplare, in questo senso, il capitolo sulla maternità, una funzione su cui convergono natura e cultura, bios e logos, istinto e razionalità, corpo e anima”. (Silvia Vegetti Finzi, dalla Prefazione)

Il quadro multifattoriale entro il quale l’Autrice analizza il fenomeno della genitorialità, anche nell’accezione più estesa del termine, comprende un ampio ventaglio di elementi di evoluzione e di trasformazione delle nostre società attuali. Punto forte dell’argomentazione sviluppata nel suo lavoro e che vivo interesse ha suscitato anche nell’uditorio del Circolo della Stampa di Milano è che: “Lo sviluppo, il progresso, la modernizzazione tecnica e scientifica sono alcune delle dimensioni del processo inarrestabile al quale siamo esposti e di cui la nostra specie è protagonista: l’evoluzione. Per secoli e secoli ci siamo modificati in stretta relazione con l’ambiente naturale nel quale siamo vissuti, seguendo la guida della evoluzione biologica. Oggi gli sviluppi più recenti delle neuroscienze ci stanno mostrando che la relazione tra ciò che siamo e ciò che impariamo, tra genotipo e fenotipo, tra innato e acquisito, è una relazione ancor più intima di quanto si fosse supposto; così stretta da renderci capaci di apprendere e poi, dopo aver appreso, di modificarci. Il processo che oggi ci sta guidando non è più la semplice evoluzione biologica, ma la più sofisticata evoluzione culturale."

 

 

 

 

Note e riferimenti bibliografici

 

(1)      Carlo Flamigni, “Il Libro della Procreazione, Oscar Saggi Mondadori, Scienza, nuova edizione aggiornata 2003.

(2)      Testo del  Disegno di legge N. 1514 reperibile su: www.senato.it

(3)      Bollettino Cardiologico n. 58, Marzo-Aprile 1997, “Fecondazione artificiale e centralità del “fattore umano”. La nascita di Elena: un evento scientifico mondiale”, intervista esclusiva con la dott.ssa Eleonora Porcu (Centro di sterilità e fecondazione assistita, Istituto di Ginecologia dell’Università di Bologna, direttore prof. Carlo Flamigni) di Marina Palmieri, pp. 19-24.

(4)      Tecnobios Procreazione, Bologna: Centro che opera da oltre dieci anni nel campo del trattamento dell’infertilità e della procreazione assistita. Si avvale di oltre trenta operatori tra ginecologi, biologi e sanitari, in gran parte formati alla Scuola Universitaria di Bologna, sotto la guida del prof. Carlo Flamigni. Responsabile dell’attività clinica e scientifica del relativo Centro di medicina della riproduzione: dottor Andrea Borini, specialista in Ginecologia e Ostetricia. Ulteriori informazioni: www.tecnobiosprocreazione.it

(5)      Marina Mengarelli Flamigni, “I bambini nel cassetto”, Franco Angeli, il punto, 2003.

 

 

 

 

 

Marina Palmieri

 

 

 

 

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Info Pubblicazioni:

- Bollettino Cardiologico N. 120,Gennaio-Febbraio 2004

 

 

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