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Oltre gli effetti speciali
Quella di indorare la pillola è quasi un’arte, o quantomeno una capacità di pochi. Quando m’imbatto in eventi che, per il tramite della musica e dell’intrattenimento ad alto livello, riabilitano la fumosa immagine che presso tanti di noi continuano ad avere le popolazioni extracomunitarie, mi viene da pensare che anche quella capacità, se ben congegnata e pilotata, finisca con l’essere davvero provvidenziale. Perché se per tutto il corso dell’anno impera quella logica che dipinge l’extracomunitario (e il suo mondo, i suoi costumi di vita) a tinte fosche e inquietanti, ecco che in alcune occasioni, in particolar modo d’estate quando anche la mente e la abituale logica delle cose sono disposte ad andare in vacanza, alcuni spettacoli di particolare rilievo acquisiscono come per incanto il magico potere di far ribaltare gli atteggiamenti del pregiudizio.
Questa settimana, ad esempio, niente meno che a Villa Arconati, luogo fra i più “chic” e ambìti di terra di Brianza, la programmazione prevede l’esecuzione da parte di un’orchestra di Tetuan di vari brani tradizionali marocchini. E la gente, giustamente, ci andrà, con l’abito da sera e il papillon magari, e pagando le trentamila lire del biglietto, costo più alto in assoluto fra tutti i concerti inclusi nello stesso Festival. Così come continua ad andare, sempre a pagamento tutt’altro che simbolico, al Festival latino-americano del centro commerciale Bonola che, ormai da un mese, allieta il pubblico con musiche e danze folcloristiche della Bolivia, del Cile, del Messico, della Colombia. D’altra parte questo, da che mondo è mondo, è il destino degli emarginati: ottenere riconoscimento sociale quando trasformati in “fenomeno” di richiamo del marketing culturale.
Così, per l’extracomunitario, la riabilitazione avviene sui migliori palchi musicali, per il clochard e il madonnaro fra le porte dell’avveniristico Centro Pompidou, per i “down” fra le statuette d’oro dei festival cinematografici, per i vecchi contadini fra le stanze dei cosiddetti musei agricoli, e via dicendo. Bene se questa riabilitazione, da occasionale e strumentale, mette in moto effetti di più lungo tempo e respiro: considerazione morale, attenzione sociale, rispetto. Ma… una volta terminati gli “effetti speciali” dello spettacolo, saremo veramente disposti a considerare il più anonimo degli emarginati con la dignità che gli spetta per il semplice fatto di essere una creatura umana? O lo accetteremo solo a patto di poter dire, meravigliati, come in un film in cui un Totò scalcinato e male in arnese allietava inconsapevolmente con le sue stramberie gli ospiti di una esclusivissima festa: “Ma che divertente, ma che divertente!…?
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- l’Informatore
Vigevanese, 4 luglio 1996
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