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Topolino, che passione.

 

- di Marina Palmieri - Info Pubblicazioni, "Topolino, che passione."
Marina Palmieri, www.COMUNICARECOME.it

 

 

“Sulla Topolino amaranto / si va ch’è un incanto / nel ’46..” : ricordate questa canzone di Paolo Conte dedicata al mostriciattolo più amato dagli Italiani di allora? Ci si stipava fino a quattro o cinque passeggeri (dipendeva dalla mole e dallo spirito di adattamento) in quel buffo abitacolo; ebbi il tempo di farne l’esperienza personalmente: che brivido per la nostra incoscienza di bambini quel testardo arresto della Topolino su un tornante montano, isolati dal mondo e da una forma di soccorso chicchessia!

Gli adulti, più realisticamente, non dovevano pensarla esattamente così e infatti, non appena le condizioni economiche lo permisero, non ci pensarono due volte a cambiare la vecchia Topolino con la più intraprendente Cinquecento e, addirittura, con la più importante Seicento.

Sta di fatto che, come per la mitica ‘Lambretta’ che tanto galvanizzò la gioventù del tempo, in entusiastica ripresa psicologica dalle mortificazioni dei recenti anni di guerra, quello della Topolino sarebbe rimasto un punto fermo nell’immaginario e nella storia dei ceti piccolo-borghesi di allora.

Anche perché possedere una Topolino significava poter fare nei giorni di festa una bella gita all’aria aperta, organizzare un pic-nic sull’erba (con tanto di panini caserecci, torte pasqualine e thermos di caffè) con la famiglia o, arditezza del tempo!.., con l’amica del cuore. In quella Topolino, insomma, si spostava un’Italia che già nelle occasionali spensieratezze quotidiane realizzava il proprio riscatto da una vita di stenti e privazioni, volgendosi timidamente al passato per (come avrebbe più tardi detto lo scrittore Cesare Marchi) ricordare a se stessa: “Quando eravamo povera gente..”.

Ben presto l’auto sarebbe diventata vero e proprio status-symbol: ma è un peccato, soprattutto, che, da provvidenziale alleato meccanico dei momenti liberi e gioiosi della gioventù del tempo, in pochi decenni sia diventata vero e proprio strumento di morte e di deliri d’onnipotenza nelle mani di molti giovani d’oggi. Le cosiddette “stragi del sabato sera”, dapprima straordinarie per le strade d’Emilia Romagna, sono ormai realtà che seminano lutti e danni un po’ dappertutto. Nella sola Vigevano conosco più d’una persona costretta a portare, proprio grazie al nuovo vandalismo del fine settimana, l’ornamento di un bel collare ortopedico.

E questo solo per parlare dei più fortunati. Tanti altri, purtroppo, non possono che riposare in pace, confortati tutt’al più da qualche mazzo di fiori che ogni tanto una mano pietosa depone sul fatidico ciglio d’un crocevia stradale. Altro che “Il Sorpasso” di Gassman..

 

 

 

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Info Pubblicazioni:

- l’Informatore Vigevanese, 13 giugno 1996

 

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