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Vacanze oggi: quale piacere, quale libertà?
Secondo i dati rilevati dagli operatori turistici, le vacanze dei milanesi vanno riducendosi sempre più: dieci-quindici giorni all’anno, disseminati nel periodo che va da giugno a settembre. È una tendenza che è andata delineandosi nell’ultimo quinquennio, causa l’aggravamento delle congiunture economiche che ha finito col penalizzare pesantemente il budget per la tanto sospirata villeggiatura. In questo come in molti altri casi, naturalmente, quello milanese è un osservatorio privilegiato, che riflette inversioni di tendenza in atto in tutto il Paese. Un po’ per imbarazzo, un po’ per orgoglio, però, fino a pochi anni fa difficilmente la gente ammetteva apertamente questo genere di ristrettezze: un mito duro a morire, quello della vacanza estiva, e non di rado ostentato come status-symbol. Ma adesso, anche fra amici e conoscenti, si parla con più franchezza di conti e tariffe, si forniscono e si ricevono volentieri consigli sui più convenienti “pacchetti” turistici, e con la stessa disinvoltura si attuano scambi di ospitalità.
In definitiva, assieme alle restrizioni economiche sono intervenuti anche dei significativi cambiamenti nel costume, nell’abito mentale e negli usi che attengono al fatidico appuntamento con le vacanze estive, con particolare riferimento alle famiglie più numerose. In linea con questo disancoramento psicologico dall’obbligo, dal ‘must’ vacanziero, anche le scelte delle singole coppie e singles mostrano dei segnali di novità. Se non decisamente motivati da una mèta turistica, si decide con meno problematicità di rimandare un viaggio, se non pienamente convinti della compagnia disponibile, si rimanda a tempi e occasioni migliori la propria vacanza, privilegiando per il momento la quiete del proprio habitat, gli hobbies per i quali non si trova mai tempo sufficiente, qualche visita in più ai musei e ai centri culturali della propria città (un caso esemplare, in tal senso, è Milano che non lascia mai la cittadinanza estiva allo sbaraglio) o, tutt’al più, qualche fine settimana fuori porta o fuori regione. Inutile dire che in questa vera e propria inversione di tendenza gli individui più favoriti sono quelli più fantasiosi, più creativi per natura (Asimov, il grande scrittore di fantascienza, non si è mai spostato oltre il raggio di venti chilometri da Manhattan): ai quali basta se non proprio niente almeno uno spazio di libertà in più per rigenerarsi, mente e corpo, dall’usura e dalla monotonia della quotidianità. Perché prima ancora che con gli agi e i lussi materiali è con la mente che si va in vacanza: il resto è un di più e, come l’esperienza ci insegna, non c’è mare o monte che tenga se manca quella capacità.
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- l’Informatore Vigevanese, 1 agosto 1996
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