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I LAGHI E I CASTELLI DEL TRENTINO
Trentino:
regione di straordinaria varietà paesaggistica. Dai quasi cento metri di
altitudine delle rive del Lago di Garda agli oltre tremila metri dei ghiacciai
eterni, si articola un patrimonio naturalistico meravigliosamente fiorito e
stimolante. Oltre allo spettacolo delle Dolomiti (definite da Le Corbusier “la
più bella opera d’architettura mai vista”) le cui vette, alla sera, riflettono
incredibili tonalità rosso-fuoco, oltre alle evidenti differenziazioni morfologiche
dei suoi complessi montani, oltre all’aspra bellezza delle sue valli e al
rigoglio delle sue foreste, il Trentino offre con la miriade dei suoi Laghi
la possibilità di vivere momenti particolarmente favorevoli alla meditazione e
alla creatività. Grandi personaggi dell’arte e della cultura, non a caso, ne
hanno decantato le molteplici suggestioni: Johann Wolfgang Goethe, nel suo
“Viaggio in Italia”, descrivendo le bellezze dell’Alto Garda scrisse: “Qui
fioriscono i limoni e le palme”, Thomas Mann, sulle rive del Benaco, ultimò
“Tonio Kroger”, e Sigmund Freud, ci riporta la storia, concepì gran parte delle
sue ricerche sulla psicologia del profondo nei suoi frequenti soggiorni al Lago
di Lavarone. Fra gli artisti che, nel corso dei secoli, più si soffermarono su
questi paesaggi lacustri ricordiamo qui il tedesco Albrecht Durer (1494) che
tanto si ispirò al Lago Santo di Cembra per i suoi celebri acquerelli e il
pittore trentino Dallabrida (primo novecento) che catturò nelle sue tele gli
algidi e impalpabili riflessi del Lago di Nambino.
Impossibile,
certo, ricordarli tutti questi laghi trentini (sono più di trecento), ma, oltre
a quelli già menzionati, vorrei raccomandare – complice l’aneddotica e qualche
ulteriore curiosità culturale – una visita al Lago di Molveno, tra il versante
occidentale del Brenta e la Paganella, celebrato dai grandi scrittori come uno
dei più intensamente azzurri delle Alpi e, ancora, il Lago di Toblino, il Lago
di Trenno le cui rive ospitano (precisamente nella frazione di Canale) “La casa
degli artisti Giacomo Vittone” e, per gli appassionati di preistoria, i laghi
di Ledro e di Fiavè-Carera: all’epoca del Bronzo (II millennio a.C.) piccole
città di capanne e palafitte, le acque ne trattennero testimonianze e reperti,
oggi custoditi in parte presso il Museo di Scienze naturali di Trento e in
parte presso l’“antiquarium” di Molina di Ledro.
Ma
esiste ancora un aspetto del Trentino che, assieme a quello dei suoi suggestivi
laghi, ben si presta a soddisfare il desiderio d’incanto, di rapimento e di
arricchimento culturale del visitatore: i Castelli. Sì, perché il
Trentino è territorio ricchissimo di castelli, tutti arroccati, da secoli, sui
colli alti e impervi, testimonianze dirette della storia del luogo. Chi volesse
accostarvisi non ha, certo, che l’imbarazzo della scelta, tra il castello di
Sabbionaria d’Avio, celebre anche per avere ospitato, alla corte di Guglielmo
II, l’Alighieri, il noto castello di Rovereto, il Buonconsiglio di Trento, o la
Valsugana e il Primiero (col castello di Pergine e la sua inquietante prigione
del “supplizio della goccia” e l’inaccessibile, posto com’è su uno sperone
roccioso dirimpetto le dolomitiche Pale di San Martino, Castel Ivano), le Valli
del Noce (col prestigiosissimo Castel Thun e la torre della sua biblioteca che
vanta oltre diecimila volumi), la Piana del Sarca e le Giudicarie (con i noti
Castello d’Arco e Rocca di Riva, con Castel Stenico e i suoi affreschi sacri di
scuola preromanica, e il più romantico castello del Trentino: il Castello di Toblino).
Patrimonio d’inestimabile valore storico e
culturale, quello racchiuso nel paesaggio castellano del Trentino (molti dei
castelli, fra l’altro, sono dotati di propri musei e collezioni artistiche), ma
anche occasione per calare immaginazione e memoria nelle atmosfere e nei
costumi del tempo: per rievocare con la fantasia madrigali e antiche laudi
medioevali, chansons de geste e romanzi fantastici, ritualità magiche e scenari
cavallereschi.
I Laghi e i Castelli del Trentino: un modo di
viaggiare e di conoscere, addentrandosi appieno nella suggestività della natura
e nell’incanto della storia.
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mensile “Artecultura”, Luglio
1995, p. 29 - Rubrica Turismo
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