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SPLENDIDA “MAREMMA AMARA”
“Maremma amara”, ammonivano il folklore e i detti popolari: già, una terra incalzata, fino a pochi decenni fa, da una natura infida, da paludi e malaria, quindi da miseria e desolazione.
Ma la Maremma, antica regione augustea di “Regio Maritima”, estesa fra il nord del Lazio e le propaggini meridionali delle Apuane, presenta oggi un volto decisamente diverso. Il salto di qualità lo si deve alla tenace opera di bonifica che, già avviata negli anni ’40, venne compiuta dalla Riforma agraria (Ente Maremma): la svolta decisiva fu certo la trasformazione degli antichi latifondi in appezzamenti assegnati ai contadini, a riscatto agevolato; il duro lavoro, poi, di famiglie, consorzi, società private (facenti capo ai cosiddetti “borghi di servizio”, piccoli centri autosufficienti in tutto, e non solo economicamente) ha prodotto in breve tempo il miracolo in questa terra, oggi una delle mete turistiche più ambite, specie da quanti sanno apprezzare i richiami di una natura difficile ma intrigante nei suoi diversi aspetti.
Quello marittimo rimane certamente l’elemento più caratterizzante del territorio, le cui coste, bagnate dal Tirreno, offrono alla vista la spontanea bellezza di una luminosa mediterraneità, di una vegetazione sinuosamente piegata dal vento (ricordate i paesaggi maremmani di Giovanni Fattori?), di litorali dai caratteristici disegni a festoni dovuti alle alterne azioni del mare, delle sedimentazioni fluviali e quindi dell’espansione della terraferma. Un’espansione che in appena 2000 anni ha fatto avanzare la linea costiera di almeno sei chilometri, trasformando antichi golfi in ampie lagune; il termine “Maremma” designa per l’appunto una pianura costiera col fondo di acquastagnante.
Per gli amanti del turismo naturalistico è vivamente consigliabile un’immersione di qualche giorno nella ‘macchia’ (forteto) maremmana. Incanterà i sensi quella ricchissima e profumatissima vegetazione di mirto, ginestra, erica, rosmarino e lavanda fra gli alti pini marittimi, i lecci, le querce da sughero. Il regno faunistico non è da meno. Il cinghiale resta ancora simbolo sovrano della Maremma, ma si può far la conoscenza anche del gatto selvatico, dell’istrice, e di donnole, tassi, starne.
Interessante anche la zona interna, con le colline dalle forme dolci e ondulate, erose dai venti e dai fiumi: per la gioia degli appassionati di geologia, ricordiamo i terreni di formazione calcarea dell’Era mesozoica rinvenibili sui Monti dell’Uccellina e sulle Colline Metallifere, gli affioramenti di rocce paleozoiche sui Colli Pisani mentre, a sud della provincia di Grosseto, i ripiani tufacei (raccomandabile una visita al centro di Putigliano) rivelano un insolito paesaggio color ocra fatto di bordi ripidi, canyon e scarpate. Ma un viaggio in terra maremmana non può prescindere da una visita a quelle oasi di bellezza verde che sono i Parchi Naturali: il Parco della Maremma propriamente detto, con le terre dei “butteri”, e, qua e là, i ruderi di antiche torri e ville romane, il Parco dell’Uccellina, di Rimigliano (splendida la spiaggia di Riva degli etruschi), del lago di Burano. Presso la tenuta di San Rossore (anticamente fattoria dei Medici, e possesso dei Lorena), poi, sorge il famoso quartiere di Barbacina, dall’800 uno dei maggiori centri di allevamento dei cavalli.
In questa terra, com’è noto, fondamentale è stata la raffinata civiltà etrusca, specie nei periodi che la storia dell’arte suole distinguere in orientalizzante, arcaico e ellenizzante, come testimoniamo vari ritrovamenti geologici, i resti di mura ciclopiche e le necropoli, ricchissime di oggetti e tesori artistici. Distruzioni, guerre e sconvolgimenti espansionistici, tuttavia, non hanno consentito la conservazione di rilevanti strutture architettoniche e urbanistiche di quella civiltà; così come dell’epoca romana che pure, specie nel periodo imperiale, grande impulso e prosperità diede a molte città portuali, come Porto Ercole, Orbetello, Talamone: a testimonianza di quell’epoca rimangono oggi i ruderi delle ville patrizie, le ampie strade consolari e i resti di qualche anfiteatro. Peccato, ma mentre la natura ci sorprende sempre – come in questa terra di Maremma – con i suoi incanti che risalgono ai primi respiri dei tempi, dall’uomo e dalla storia non ci si può evidentemente aspettare troppo: ci resta quindi il mistero, lascito di quelle mitiche civiltà.
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- mensile “Artecultura”, Maggio 1996, p. 25 - Rubrica Turismo
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