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TERME E MISTERI DI PORRETTA
Le prime arie primaverili si fanno timidamente già sentire e, con esse, il bisogno di tonificazione e disintossicazione per poter affrontare al meglio l’imminente svolta stagionale: ma anche in questo caso c’è scelta e scelta, e per fortuna lo scenario naturalistico e artistico del nostro Paese offre ampie opportunità per un tocco di rigenerazione non soltanto fisica. Porretta Terme è una di quelle villes d’eau che tanto splendore ebbero già nell’Ottocento: moltiplicatisi ben presto in tutta Europa, questi luoghi, oltre che compiacere la moda medica del tempo, favorirono quel fenomeno turistico che spronò la società a darsi appuntamenti nei riti quotidiani della cura, delle passeggiate, presso gli alberghi e i caffè. Questo determinò ben presto una vita culturale di grande stimolo: Machiavelli fu tra gli uomini illustri di Porretta, dallo stesso menzionata nella commedia “Madrangola” (1518) per i benefici delle sue acque. La notorietà assicurò a Porretta i privilegi di Bologna e la trasformazione in città. Un significativo potenziamento delle terme fu realizzato a metà Settecento per l’estrazione dei sali dalle acque, ma fu a metà dell’Ottocento che iniziò la vera e propria ascesa turistica. Fino allora Porretta era rimasta penalizzata dalla sua posizione nella stessa Valle del Reno, proprio in mezzo all’Appennino. Basta ricordare che Montaigne, che per venire in Italia scelse questa via onde evitare le aggressioni (allora frequentissime in viaggio) di una temutissima banda del Ducato di Spoleto, la definì subito “la prima del nostro viaggio che meriti la qualifica di scomoda e selvaggia tra i monti più aspri di quanti non ne avessimo incontrati”! Nel 1863, quindi, venne inaugurata la ferrovia porrettana, nodo delle comunicazioni tra nord e sud dell’Italia unita, memorabile per il pionierismo ingegneristico del tempo: viadotti con pendenza costante di ben 25 mm per metro, curve a corto raggio, gallerie elicoidali (quella di Pracchia è di ben 2727 metri). Con le nuove vie di comunicazione iniziò il miracolo turistico della città, un formidabile connubio di arte e mondanità: preziose testimonianze rimangono quei manifesti di Marcello Dudovich illustranti, con pieno stile liberty, le qualità terapeutiche delle Terme di Porretta.
Dalle acque alle terre, con una piccola curiosità scientifica: per secoli, ben prima dello sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi, nel luogo si manifestarono fenomeni spettacolari di fiamme ondeggianti sul terreno. Erano le leggendarie “fontane ardenti” (emanazioni di idrocarburi gassosi che, venendo dal sottosuolo alle fessure rocciose e quindi alla luce, s’infiammavano): ne parlò già Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. in uno dei 37 libri della sua enciclopedia scientifica “Naturalis Historia” e, nel 1780, ne descrisse ampiamente Alessandro Volta, fresco di studi sul metano, che le definì “arie infiammabili native delle paludi”. Sta di fatto che il curioso fenomeno ha suscitato per secoli parecchie leggende e fantasie sul conto, e che tutti i viaggiatori del tempo ebbero cura di riportare, sui loro taccuini, le magiche suggestioni.
Nei pressi di Porretta, a Castel di Casio,
architettonicamente interessanti sono le “torrette da vigna”: assieme ad altre
strutture isolate dei villaggi contadini, testimoniano gli intensi interventi
dei maestri costruttori lombardi che nei loro frequenti viaggi per la bassa e
la media montagna toscana ricevevano committenze locali. Tra i simboli tipici
di queste architetture se ne ritrovano parecchi riconducibili alla simbologia
massonica (archipendolo, martellina, mano aperta, stella, rosa a sei punte)
come pure immagini dei bestiari medievali: simboli e immagini, per l’appunto,
tipici delle prime corporazioni di muratori che qui operarono, dal XIII al XVI
secolo, col nome di “maestri comacini”. Sulla via Porrettana, da non
dimenticare è un gioiello del Kitsch montano d’800: la Rocchetta Mattei o
Castello delle Favole, opera di quel Cesare Mattei che si affermò come mago e
prodigioso guaritore persino tra i regnanti di mezza Europa. Tempio autocelebrativo,
il castello presenta corpi diversi (il medievale, l’orientale, il moresco,
l’arabesco) costruiti man mano che le fantasie si formavano nella mente del
proprietario, come pure interni intitolati a simboli e fasi della giornata: il
viaggio fantastico è assicurato, sempre che ve la sentiate di ripercorrere
l’itinerario taumaturgico tracciato dal mago. A ognuno, poi, la scelta del
momento: se prima o dopo la disintossicazione termale.
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- mensile “Artecultura”, Marzo 1996,
p. 23 - Rubrica Turismo
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