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Antonella Monzoni FERITA ARMENA
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Corpo senza età mente senza tempo |
Antonella Monzoni Ferita Armena
Padova, Centro Culturale
Altinate - San Gaetano - dal 1° Novembre al 13 Dicembre 2009 - |
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Comune di
Padova Assessorato
alla Cultura Centro
Nazionale di Fotografia Comunicato stampa Antonella Monzoni Ferita armena Inaugurazione sabato 31 Ottobre alle ore 18.00 Padova, Centro Culturale Altinate -
San Gaetano (Via Altinate) 1 Novembre – 13 Dicembre 2009 Si inaugura sabato 31 Ottobre
alle ore 18:00 nel Centro
Culturale Altinate - San Gaetano (via Altinate) la mostra “Antonella
Monzoni. Ferita armena”. Promossa dall’Assessorato alla Cultura – Centro Nazionale di
Fotografia, l’esposizione, che sarà presentata dalla scrittrice Antonia
Arslan e dal fotografo di reportage Gianni Berengo Gardin, apre la serie di
iniziative della rassegna “Immaginare l’Armenia”, un omaggio a un popolo e a
un Paese che ha visto nel corso della propria storia un continuo alternarsi
di drammi, tragedie e rinascite. Costituita da una quarantina di fotografie in bianco e nero, la mostra
“Ferita armena” narra, attraverso i suoi luoghi, la sua ritualità e la sua
gente, la tormentata storia di un popolo che dal 1915 alla fine degli anni
Ottanta è stato vittima di un genocidio, è finito in diaspora, ed è sopravvissuto
al terribile terremoto del 1988. Un quadro pertinente di queste scene è
raccontato in catalogo dalla stessa Antonia Arslan che scrive: "Pioggia, neve, paesaggi battuti dal
vento, miserevoli costruzioni sovietiche in disfacimento, e tanti fiori per
terra, davanti al monumento del genocidio sulla collina delle rondini; ma
anche pugni alzati, come un simbolo dell’eterna lotta degli armeni perché gli
eventi terribili del 1915 non rimangano sepolti nell’oblio. E gli sguardi, su
cui pesa un'infinita, antica tristezza. Eccola, la “ferita armena”. Un titolo
che richiama, suggestiona, convince." Così la fotografa emiliana, attraverso un originale reportage,
individua i soggetti facendone risaltare i dettagli, senza mai perdere
quell’istintività fotografica che sviluppa in una composizione equilibrata.
Per lei fotografare è un rito, un procedimento fotografico e uno strumento di
conoscenza critica del cerimoniale religioso o pagano, un mezzo per
condividere l’esperienza comunitaria del rituale. Per l’artista il viaggio è l’elemento iniziale, la dimensione sociale
ed emotiva della realtà dove privilegiare una visione narrativa intensa,
frammentaria e poetica per raccontare la vita quotidiana dei luoghi, e di un
popolo, quello armeno, di cui traduce in immagini i volti e i paesaggi, la
profonda spiritualità, la tristezza, la necessità e i ricordi del passato. Le
fotografie raccontano luoghi e gesti, lo spirito collettivo della comunità
che si stringe nella commemorazione in volti segnati o pieni di orgoglio e di
vita. Attraverso il bianco e nero, Antonella Monzoni cura i dettagli
improvvisi e le sfocature. Ama i forti contrasti, che emergono attraverso i
neri densi e profondi. Il suo chiaroscuro pone l’accento su una lettura
antropologica della fotografia, il cui rito vive come metodo di conoscenza
critica della realtà da indagare. Villaggi, case e pietre sono i simboli
della memoria di un popolo, le tracce dell’appartenenza a una cultura: il
degrado e la fatiscenza di fabbriche, case e palazzi si sostituiscono
lentamente con la ricostruzione. Allo stesso modo ai volti degli anziani
solcati dalla fatica e dal dolore seguono i giovani che guardano al futuro
con gioia e speranza: tutti comunque mostrano la fierezza dell’appartenenza
ad una cultura antichissima. La fotografa si accosta con discrezione a una realtà in cui l’immagine
si riempie di una nuova vitalità, da un lato priva di denuncia, dall’altro
densa di soggettività intima e personale. Il suo reportage è un modo per stabilire una relazione con gli altri,
una linea di incontro tra due culture diverse: il suo compito è gettare un
ponte tra diverse realtà. L’occhio della Monzoni si prolunga così nella
ferita mai rimarginata della comunità armena, trasmettendo emozioni
autentiche, mostrando la vita quotidiana e le storie semplici di un popolo. Nel corso della rassegna “Immaginare
l’Armenia” avranno luogo una serie di incontri (film e spettacoli) che
contribuiranno alla conoscenza della realtà armena. Venerdì 13 Novembre alle ore 21:00 verrà proiettato in lingua francese “Nous avons bu la même eau”
(2007-2008), per la regia di
Serge Avedikian (presentano Antonia
Arslan e Sirio Luginbühl). Mercoledì 25 Novembre, sempre alle ore 21:00 sarà la volta
del film “Sans retour possible” (2006, in lingua francese), per la regia di Serge Avedikian e Jacques Kebadian. Infine, sabato 28 Novembre alle ore 18:00, “Terepia – Teatro di
figura” e la “Casa di Cristallo” presentano: Nel Paese Perduto. La
civiltà armena nei versi di Daniel Varujan e Antonia Arslan - musica
“Armenian Duduk Echoes” di Claudio Fanton eseguita da Claudio e Pietro
Fanton. ▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬ Biografia Antonella Monzoni vive e
lavora a Modena. Si accosta al linguaggio fotografico nel 2000 e fin dagli
esordi la sua scelta appare precisa: il reportage. Ha conseguito numerosi premi tra
cui: Portfolio Savignano (2003); Fotografia Solighetto, Fotografia in Puglia
(Alberobello, 2004); dal 2005 al 2007 il Premio FotoConfronti - Centro
Fotografia d’Autore Bibbiena. Il Premio Mario Giacomelli 2007
le è stato attribuito per il lavoro Madame
che l’ha vista selezionata a PhotoEspana-Descubrimientos 2008. Il “Premio Chatwin” per la
fotografia 2007 per Somewhere in
Russia, e la Menzione d’onore International Photography Awards 2008 e
Silver Award a Orvieto 2009 Categoria Reportage per Silent Beauty. Con Ferita Armena ha ricevuto la Menzione Speciale Amnesty
International dei Festival dei Diritti (2009) lavoro che l’ha vista finalista
al Premio Amilcare Ponchielli 2009, e per il quale è stata selezionata a
“Visa pour l’Image” 2009 di Perpignan in Francia. Di recente le è stato
riconosciuto il Best Photographer Award
al Photovernissage 2009 di San Pietroburgo ed è stata nominata “Autrice
dell’Anno 2010” dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche. Ha pubblicato due libri: ”Benedic
Anima Mea”, indagine sulle liturgie dei frati dell’Abbazia di
Sant’Antimo-Siena (2004), e “Lalibela”, reportage delle cerimonie notturne
ortodosse dalla capitale religiosa dell’Etiopia (2005). Vanta la collaborazione con Gianni Berengo Gardin nella
realizzazione del libro “Il venerdì del preziosissimo sangue” (2008). Da annoverare tra le sue
esposizioni, personali e collettive, che hanno avuto luogo in Italia: Persona
(Venezia), Premio Giacomelli (Benevento), Centro Fotografia d'Autore
Bibbiena, Fucecchio Fotografia (2007); Donne Esposte - Festival FotoGrafia
Roma, Progetto Europeo Hanging Around Modena, Marghera Fotografia (2008);
Obiettivo Trentino Fototrekking - Mart di Rovereto (2009). Altre le mostre che si sono
svolte all’estero: Saint Petersburg Manege, Montpellier Boutographies,
Brighton Crane Kalman Gallery, Londra Host Gallery, Madrid Photoespana,
Montpellier Espace Transit, Chalon sur Saône Galerie du Chatelet. Accompagna la mostra un catalogo con testi di
Antonia Arslan, Alessandra De Lucia, Enrico Gusella e la presentazione
istituzionale del sindaco Flavio Zanonato e dell’Assessore alla Cultura
Andrea Colasio. ▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
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Rif.:
Centro Nazionale di Fotografia, Padova |
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