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DiReS Agenzia DiRE - Agenzia Redattore Sociale |
Comunicato
stampa La parola “clandestino” scompare
dal notiziario DiReS Da oggi, 10 novembre, i lanci pubblicati quotidianamente nel
notiziario DiReS – frutto della collaborazione tra l’Agenzia Dire (Canale
Welfare) e l’Agenzia Redattore Sociale – non contengono più la parola
“clandestino” riferita a persone immigrate. Fanno eccezione solo le eventuali dichiarazioni contenute in
comunicati stampa e riportate tra virgolette. Anche nella trascrizione
delle interviste e delle dichiarazioni raccolte la parola
"clandestino" è evitata, a meno che essa non sia ritenuta
indispensabile-opportuna per chiarire il pensiero dell'intervistato o per
riprodurre fedelmente il linguaggio dello stesso. Al posto di "clandestino" sono usati di volta in volta i
termini più adeguati al contesto delle singole notizie, come irregolare, migrante,
immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona, cittadino, lavoratore,
giovane, donna, uomo ecc. Viene inoltre evitata la parola "extracomunitario", tranne
in quei rari casi in cui sia essenziale per chiarire aspetti
tecnico-giuridici. L’annuncio viene dato dalle due agenzie di stampa a poco più di un anno da quel 25 ottobre 2007 in cui la loro inedita partnership diede vita al notiziario quotidiano nazionale più completo sui temi del welfare e del disagio sociale, sulle attività del non profit, sul mondo della scuola, del lavoro, della sanità. L’iniziativa del notiziario DiReS è maturata anche in seguito
all’appello lanciato alcune settimane fa dal gruppo “Giornalisti contro il
razzismo”. “Oltre a essere impropria, la parola ‘clandestino’ ha sempre più
assunto nell’immaginario collettivo un’accezione offensiva e spesso
criminalizzante, che rischia di estendersi a tutta la popolazione immigrata”,
afferma il direttore di Redattore Sociale, Stefano Trasatti. “Eliminare
questa parola dal nostro notiziario ci sembra una scelta doverosa e di
rispetto della dignità delle persone straniere. Sia di coloro che, pur
vivendo in Italia da tempo, per qualche motivo non sono in regola con il
permesso di soggiorno, sia soprattutto di tutti quelli che, provenienti da
storie di estrema povertà, hanno affrontato viaggi drammatici per arrivare
nel nostro paese”. “L’uso di un linguaggio corretto – aggiunge il direttore di Dire,
Giuseppe Pace – è sempre importante per un’agenzia di stampa, ma lo è ancora
di più quando si trattano fenomeni, come l’immigrazione, su cui è facile
alimentare paura, xenofobia e razzismo. Ogni giornalista in questo dovrebbe
fare la propria parte”.
Roma-Capodarco 10
novembre 2008 |
Rif.: Dire - Redattore
Sociale / www.dire.it - www.redattoresociale.it |
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