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Autobiografia di
uno Yogi - Edizione Originale del 1946 < Paramhansa Yogananda |
Mostra NOBILTÀ DEL LAVORO Arti e mestieri nella pittura
veneta tra ’800 e ’900
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Da Photo-Gallery
della Mostra >> Box << |
- dal 2
Giugno al 4 Novembre 2012 - Enti promotori: ■ Museo Nazionale Villa Pisani e Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso ■ |
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da Comunicato Stampa >>> |
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■ SCHEDA INFORMATIVA >>> |
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Elenco Opere in mostra >>> |
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NOBILTÀ DEL LAVORO Arti e mestieri nella pittura veneta tra ’800 e ’900 Da Comunicato ========================================================================= La
mostra «illustra i diversi aspetti del lavoro attraverso le raffigurazioni
dei mestieri svolti a Venezia e nell’entroterra veneziano lungo tutto il
secolo che segue la caduta della Serenissima fino ai primi decenni del
Novecento». ========================================================================= (..) Nella selezione delle settanta opere si sono
avvicinati dipinti provenienti da raccolte museali (Galleria di Arte Moderna
di Torino, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Musei
Civici di Padova, Museo Correr di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte
Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, Museo Civico Bailo di Treviso) a lavori
conservati in importanti collezioni private, da dove escono, eccezionalmente,
per la prima volta. Si realizza così il desiderio di far dialogare opere
famose di maestri conclamati con lavori inediti o sconosciuti ai più, sia di
autori celebrati che di pittori considerati minori, la cui arte si vuole
portare a conoscenza di un pubblico più vasto perché ne possa apprezzare
qualità e forza. Tra gli autori selezionati, sono presenti i maestri
che hanno contribuito a fare della storia della “pittura del vero” nel
Triveneto un’eccellenza: Giuseppe Barison, Pieretto Bianco, Bernardino Bison,
Noè Raimondo Bordignon, Eugenio Bosa, Italico Brass, Vittorio Emanuele
Bressanin, Angelo Brombo, Guido Cadorin, Paolo Caliari, Guglielmo Ciardi,
Luigi Cima, Federico Cusin, Angelo Dall’Oca Bianca, Oreste Da Molin, Eugenio
De Blaas, Giacomo Favretto, Pietro Fragiacomo, Egisto Lancerotto, Cesare
Laurenti, Giovanni Lavezzari, Giovan Francesco Locatelli, Domenico Mazzoni,
Alessandro Milesi, Domenico Miotti, Napoleone Nani, Giovanni Nei Pasinetti,
Stefano Novo, Pietro Pajetta, Antonio Paoletti, Lina Rosso, Antonio Rotta,
Luigi Selvatico, Luigi Serena, Enrico Sorio, Ettore Tito, Giuliano Tommasi,
Umberto Veruda, Federico Zandomeneghi, Giuliano Zasso e Fausto Zonaro. La rassegna ripercorre la vita lavorativa tra i
secoli XIX e XX, attraverso opere celebri e lavori meno noti di artisti che
scelgono come soggetto del loro dipingere il popolo, còlto nell’esercizio
delle attività quotidiane, tra le pareti domestiche, all’aperto o nei
cantieri, nel verde pacifico dei campi o nella baraonda delle città. Dagli anni sessanta dell’Ottocento sono diversi i
maestri che hanno sentito il dovere di farsi interpreti della vita
contemporanea, fissando l’iconografia ottocentesca delle «Arti che vanno per
via», inventario di mestieri di strada codificati graficamente nelle
acqueforti di Gaetano Zompini nel 1753, repertorio di attività che, accanto
alla marineria e alle tradizionali risorse dell’industria vetraria muranese e
della pesca lagunare, riflettono del tempo gli usi e i costumi. La scelta di
rivolgere il loro genio artistico alla raffigurazione della realtà è guidata
dalla carica rivoluzionaria del discorso pronunciato nel 1850 dal Segretario
dell’Accademia Veneziana Pietro Selvatico: Sulla convenienza di trattare in
pittura soggetti tolti dalla vita contemporanea. Selvatico, infatti, esorta i
pittori ad entrare «nelle chiese, negli spedali, nelle officine», e a
guardare al vero «nella nobile semplicità sua». Invita gli artisti con le
loro immagini a «mordere gli errori sociali» per consentire all’arte di
tornare ad essere apprezzata dalle moltitudini, appagate nel ritrovarsi
«effigiate nella maniera del viver loro», più soddisfatte di vedere
nell’opera «le lacrime e il riso sinceri del buon artigiano che non la
magnanimità di Scipione». La nuova committenza borghese predilige infatti una
produzione artistica in cui la bellezza è ritrovata «entro la vita fervida
dei fratelli» e non «sul cadavere, per quanto gigantesco, degli avi». La mostra di Villa Pisani a Stra conduce il
pubblico in una Venezia con campi e campielli popolati dall’animazione
caratteristica dei mercati, con calli, ponti e canali percorsi dal vociante
passaggio di ambulanti: arrotini, venditori di caldarroste, lustrascarpe,
fiorai, carbonai, burattinai, suonatori girovaghi. Le donne lavorano accanto
agli uomini come bigolanti, che al grido «acqua mo» portano, con il secchio o
bigol, sulle spalle, l’acqua dolce direttamente alle case; vendono polli,
fiori, frutta, sono lavandaie o venditrici di zucca, o balie, cuoche, serve a
servizio delle famiglie dei ricchi borghesi o della nobiltà di un tempo. Le
immagini dipinte invitano a curiosare all’interno di case o di laboratori
dove sartine, ricamatrici e merlettaie sono all’opera con aghi e fili, in
ambienti umili dove un notaio stipula un contratto di matrimonio, dentro le
botteghe dove calzolai, sarti e barbieri sono colti nell’esercizio del loro
mestiere e dove gli antiquari espongono coloratissime e preziose merci o
nelle fucine dove ferve il lavoro dei fabbri. Chiamano ad addentrarsi lungo
le callette veneziane dove le impiraresse (infilatrici di perle) svolgono a
domicilio, talora appena fuori dell’uscio, prolungamento dell’angusto spazio
domestico, le loro attività con il pensiero ai compagni che sono sulle
barche, fuori in mare, a pescare. Uscendo dalla laguna, il visitatore è
accompagnato nel brio luminoso di un giorno di mercato in Piazza delle Erbe a
Verona, nell’umida atmosfera di una pescheria a Chioggia, nella effervescente
confusione dei mercati di Badoere e Serravalle e nelle campagne dove sono al
lavoro mondine, contadini, zappatrici, fienaiole, pastore. Attraverso una selezione di dipinti che coprono un
arco cronologico di più di un secolo, dal principio dell’Ottocento ai primi
decenni del Novecento, si compie un percorso accattivante attraverso la
pittura di genere di area triveneta (con pittori friulani come Brass,
Fragiacomo, Mazzoni, Rotta e Veruda), tracciando un reportage sulle attività
della gente che, nell’operosità come nel travaglio, nella fatica come nella
solerzia, nei gesti e negli sguardi diventa protagonista di una grande
epopea, quella del lavoro, nella sua concreta, industriosa, sostanziale
nobiltà. |
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NOBILTÀ DEL LAVORO - Arti e mestieri nella pittura
veneta tra ’800 e ’900 ▼
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Rif.: NOBILTÀ DEL
LAVORO - Arti e mestieri nella pittura veneta tra ’800 e ’900 / Museo Nazionale di Villa Pisani - Via Doge
Pisani 7, Stra (Venezia) / dal 2 Giugno al 4 Novembre 2012 ▲ Enti promotori:
Museo Nazionale Villa Pisani e Ministero per i Beni e le Attività Culturali -
Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di
Venezia, Belluno, Padova e Treviso Ufficio Stampa:
Studio Pesci -- Via San Vitale 27, 40125 Bologna -- +39 051 269267 +39 051 2960748 -- www.studiopesci.it -- info@studiopesci.it |
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