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ARTE E LETTERATURA
____DALL’ARCHIVIO DI COMUNICARECOME____
Percorso: Arte e Letteratura
→ Libri → Collane Poesia (Selezione)
(Versione solo testo)
Vd. anche sul Web: - “Assedio
alla città “, A.: Giuseppe
Cardello, Ed. Nuove Scritture, Milano.
http://www.lentinionline.it/cult_cardello.htm - “Pane di Nuvola”, A.: Laura D’Incà http://www.cloudeating.com/poetry/panuv/panuv.pdf |
Collana “IL CORPO E OLTRE” - Casa Editrice Il Salice - Poesia, Narrativa, Saggi, Disegni commentati - Da un’idea di Marina Palmieri - |
Dalla
Prefazione a “Parole facilmente soddisfatte”, Autrice Alessandra
Carli. La
coscienza dolorosa di una impossibile rappresentazione dell’esperienza,
specie di un’esperienza inscrittasi con forza, drammaticità se non
esasperazione nelle zone più profonde della memoria personale, è elemento
particolarmente marcato nella scrittura di Alessandra Carli. Una scrittura
che ripropone, a volte con accenni d’insofferenza, altre volte con venature
di sarcasmo esistenziale, tutta la massiccia preponderanza di quella
coscienza. (..) Da qui si dipartono, nella scrittura di Alessandra Carli, i
rivoli di quell’interrogazione che sa accettare la sfida con l’esasperazione,
con lo sfinimento, con lo sfibramento delle corde dell’anima. È una sfida
senza condizioni, potremmo ben dire, a volte costretta a una tregua
dall’immensità divina di un dubbio che le si para contro, e altre volte,
invece, risolventesi in un inaspettato salvifico dominio sul percorso del
proprio destino: “Devo assolutamente creare dopo aver distrutto,
altrimenti si formeranno buchi troppo grossi e profondi da colmare; è così:
il vuoto ti riempie e tu non te ne accorgi” (da “Creare dopo aver
distrutto). Della
scrittura della Carli va infine rilevato un altro aspetto: quello di una
disinvolta e ammaliante miscelazione del tempo e dello spazio costantemente
realizzata sempre attraverso l’uso dell’immaginario di un corpo: l’Autrice
parla di un corpo da lei vissuto e conosciuto in certuni spazi e tempi
andati, ed è già nel presente, in uno spazio condiviso col corpo filiale;
descrive un corpo di lui nella fusione di un giorno d’ieri perdutosi nelle
nebbie della memoria ed è già qui, in altro luogo e spazio, che rimanda la
storia del proprio corpo agli anni della fanciullezza e della speranza più
verde. “Chi siamo, in fondo, se non proiezioni d’incontri, di identità, di
contatti e identificazioni?”, sembrano suggerire certe
dislocazioni immaginifiche. Ora, anche al di là della resa poetica e di
micronarrazione che si pone con una valenza simbolica e un’originalità di
modulazione ritmica tutte proprie, quell’interrogativo che dalla scrittura
della Carli scaturisce ed erompe è, a mio avviso, un interrogativo ‘forte’
che soprattutto oggi, alle soglie del terzo millennio, quindi di un’epoca che
ha già ben avviato quantomeno le premesse di un processo per
l’estrinsecazione a tutto tondo dell’universo psico-fisico dell’essere umano
(non per ultima quella arditamente proposta dai nuovi orizzonti del
virtuale), la figura dell’artista non può eludere. Anche perché dietro
quell’interrogativo continuano a pulsare antichi approdi conoscitivi che pur
nel loro carattere essenzialmente misterico/esoterico l’individuo, specie se
artista, dovrebbe avvicinare, conoscere, elaborare: per percepire il senso,
com’è nello specifico dell’Autrice Carli, insito per l’appunto nella
prospettiva d’un tempo circolare, nella concatenazione simbolica della
spazialità, nell’Archetipo Androgino. Marina
Palmieri (dalla
Prefazione) |
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